Cinquemila voci bastano ad animare la festa del San Paolo

Napoli e Slovan tornano ad affrontarsi per l’ultima giornata della fase a gironi di Europa League. Un Napoli in cerca del primato in classifica e uno Slovan, ormai fuori dai giochi, che prova a non chiudere a zero punti. Tra le due hanno la meglio gli azzurri, che ritrovano grinta ed estro in vista della sfida di San Siro contro il Milan di Inzaghi. Tre punti messi in cassaforte e la possibilità di affrontare la prossima fase da testa di serie, scampando qualche pericolo di troppo.

Bello il Napoli in campo, non tanto la Napoli sugli spalti. C’è un’atmosfera incredula al San Paolo. Niente traffico a Fuorigrotta, niente code ai tornelli: il pubblico delle grandi occasioni non la considera certo tale quella con lo Slovan. Meno di 5000 i tifosi presenti, che riempiono maggiormente le curve. Distinti deserti e il timore, a inizio gara, di uno spaventoso silenzio. Fa quasi paura guardarlo così. Un colpo al cuore, tanta rabbia, ma la voglia di non lasciare sola la squadra. Chi ha scelto di esserci, c’è fino in fondo. Ironici gli ultras della B, che arrivano a pochi minuti dal fischio d’inizio, esponendo un simpatico striscione per gli occasionali di turno “Scusate il ritardo, c’era ressa al botteghino”. Provocazioni, istigazioni a quella parte del tifo che, dopo i risultati negativi della squadra e una politica di prezzo ancora non del tutto agevole, disserta lo stadio. Lo ‘spalla a spalla’ di Rafa è stato dimenticato dalla piazza, che continua a sottovalutare l’Europa. Eppure, mentre il Napoli da spettacolo in campo, quel timore dei nostalgici si placa davanti alla tanta euforia proveniente dagli spalti. Non stanno zitti un attimo i fedelissimi, loro ci sono e alzano forte la voce. Applausi e cori per un Napoli ritrovato, seppur contro la squadra forse finora la meno forte affrontata in questa competizione. Gioiscono al gol di un Mertens fantasioso e ritrovato. Acclamano Hamsik, che si è meritato nuovamente fiducia e sorrisi. Perfino Zapata è accolto dal boato della curva, che lo coccola all’ennesimo gol messo a segno nelle ultime tre giornate.

Quell’aria mistica si trasforma in aria di festa. Perché “al di là del risultato” è una filosofia che qualcuno ha deciso di adottare come stile di vita. Perché la fede è qualcosa che va al di là dei punti persi. Perché i colori (nonostante l’azzurro sembra quasi passato di moda da inizio stagione) c’è chi li ha cuciti addosso. E allora applausi, per i protagonisti in campo, ma ancora di più per quelli fuori. Un esempio, una lezione, un consiglio velato, nella speranza di vederlo ancora pieno. Perché insieme è più facile andare lontano.

 

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