La volubilità dei tifosi partenopei, il difetto che può trasformarsi in “pregio”

Nella storia recente del calcio Napoli, durante l’era De Laurentiis, il pubblico ha assistito a tantissimi colpi di mercato. Alcuni appariscenti, altri meno. Da sempre i supporters azzurri sono considerati quelli più calorosi e passionali di tutta Italia ma, questa tifoseria, ha dimostrato di possedere tanti pregi ma anche qualche difetto. Uno tra questi è la volubilità, ovvero cambiare repentinamente decisione su calciatori, allenatori o società in base al loro rendimento. Tutto condito dai giudizi, precoci ed affrettati, che fanno parte del gioco.

Tutto ciò è documentato negli ultimi anni, soprattutto dopo le sessioni estive di mercato. Partendo dalla prima stagione di Serie A, gli esempi sono tantissimi. Gargano, Lavezzi e Hamsik furono pagati nel complesso 14,5 milioni, una cifra esorbitante per una neopromossa. I tifosi si aspettavano nomi conosciuti del calcio italiano e delusi da ciò attaccarono coloro che poi diventarono le fondamenta del Napoli di Reja. Lavezzi e Gargano erano completamente sconosciuti agli occhi del calcio italiano mentre Hamsik era una scommessa troppo pericolosa. Si continuò poi con Maggio, Zuniga (accusato di essere un flop e inconcludente) e De Sanctis (poco sicuro tra i pali all’inizio). Emblematico il caso di Yebda che, ignorato al suo arrivo, scatenò qualche protesta quando la società decise di non riscattarlo dal Benfica. Anche Cavani non venne considerato all’altezza del partente Quagliarella nell’estate del 2010 ma, a suon di gol, fa capace di zittire “malelingue”. Oggi si conosce bene invece la storia di Behrami, Callejon e Mertens senza dimenticare David Lopez, De Guzman e Koulibaly; professionisti giudicati frettolosamente poichè sconosciuti e pagati troppo.

Molti altri giocatori sono stati invece ben accolti all’inizio e poi col tempo si sono persi. Si ricordi Mannini, esterno che avrebbe dovuto risolvere la maledizione della fascia sinistra che attanagliava il Napoli in quel periodo (erano gli anni di Savini titolare), e Santacroce, considerato una promessa del calcio italiano. Si continua con Cigarini, Datolo e Dossena, arrivati in pompa magna, così come Ruiz, Donadel e Santana, visti in rapporto qualità/prezzo come dei grandi affari. Emblematico invece fu il caso di Edu Vargas.  Il cileno venne accolto come il nuovo Lavezzi e comparato a Neymar. Ma se il Pocho e il brasiliano hanno stupito in Europa, Turboman nel vecchio continente non è mai riuscito a sfondare. Oppure Rolando, che avrebbe dovuto risolvere il problema del centrale difensivo.

In definitiva, la volubilità in questi casi si è trasformata in pregio, stimolando giocatori arrivati e “martoriati” dal facile giudizio dei tifosi, e quasi sempre diventati i beniamini della torcida partenopea. Mentre chi era stato accolto con applausi e clamori, non ha proseguito la propria carriera a Napoli nel migliore dei modi, a meno che non si chiami Higuain.

 

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