Quando Galli fu beffato in fotocopia da Diego, prima a Firenze, un anno dopo ai mondiali in Messico…

Mettetevi nei panni di u portiere che si accinge ad affrontare le magie di un funambolo come Maradona, nei suoi anni migliori, quando anche per voi sono gli anni più importanti della carriera, sorgerebbe a chiunque spontaneo dare uno sguardo alla panchina e pensare in una frazione di secondo di fingere un infortunio per chiedere il cambio che salverebbe la faccia e da una probabile figuraccia. Giovanni Galli, un tempo anche images (1)portiere del Napoli, è stato dapprima il difensore della porta della squadra della sua regione, la Fiorentina, con la quale ha cominciato a calcare i terreni importanti, per poi approdare su isole più esigenti, al Milan di Sacchi, al Napoli scudettato, poi via via altre formazioni minori, fino a divenire direttore sportivo, politico, opinionista, una vita segnata dal dialogo, dalla comunicabilità che Maradona interruppe per qualche minuto della sua carriera, per due volte consecutivo, con le stesse movenze, con tecnica immutata, con intuizioni che se magari Giovanni l’avesse ricordate probabilmente la palla nel sacco non l’avrebbe raccolta, almeno nella gara che l’Argentina pareggiò con l’Italia di Bearzot ai mondiali messicani dell’86, quelli della delusione azzurra e del trionfo albiceleste.

Ma la partita che la rubrica “qui fu Napoli” mette sotto i riflettori questa sera è il match del campionato 1984-85, quello del “primo Diego“, con Marchesi in panca, Juliano dietro la scrivania e Ferlaino a manovrare le casse societarie, in campo, al fianco del pibe, pochi antagonisti degni di nota, forse Bertoni, suo connazionale e anche futuro calciatore viola, Bagni, il giovane Ferrara ed il vecchio Bruscolotti ed una manciata di belle speranze. Era l’ultima di andata di un campionato che gli azzurri concluderanno all’8° posto, dignitoso piazzamento ma senza particolari fasi emozionanti, una lunga ricerca di divenire l’outsider del campionato puntando forte su Maradona, ma tutto fu vano e il discorso verrà rimandato al campionato successivo. A Firenze, contro la squadra del grande Antognoni gli azzurri ci arrivano da favoriti, forti della vittoria rocambolesca della partita precedente contro l’Udinese (4-3, doppietta di Diego), precedute però da tre sconfitte consecutive contro Inter, Roma e Juve, che antognoni-84-85_672-458_resizefecero storcere il naso a parecchi tifosi, convinti di trovarsi difronte l’ennesimo mosaico incompiuto della società. Pronti via ed il Napoli mette subito in chiaro quale sarà il leitmotiv della gara, Bertoni e Marino mancano il gol per imprecisione e fretta, due cattivi consiglieri quando si tratta di concludere a rete, ovviamente l’effetto dei gol sbagliati servono da sveglia per gli uomini di Valcareggi, che dovette sostituire De Sisti caduto in malattia.

Dopo una prima frazione in cui i rimpianti del Napoli superano quelli toscani, la ripresa parte col botto, dopo solo ‘4 ecco l’assist vincente di Bertoni, che illumina l’estro di Maradona, petto in fuori per fermare la palla, un rimbalzo e colpo al volo, palombella ingannevole per Galli, che nel protendersi per cercare di evitare la beffa perde terreno sotto la scarpetta, crollando giù come se avessi le sabbie mobili al posto del terreno di gioco, una furbata dell’argentino che risulterà decisiva ai fini del risultato finale, nonostante Socrates e compagni hanno cercato vanamente di reagire, ma con il solo colpo di testa di Lele Oriali, fermato con intervento plastico del giaguaro Castellini, non si può pretendere di impattare la gara, 0-1 per il Napoli e via con gli attacchi al portiere, al terreno infame e alla fortuna che ha voltato le spalle ai viola.

Qualche anno dopo, quello che più farà stropicciare gli occhi sarà l’incredibile somiglianza del gol di Diego in Messico contro l’Italia quando in porta c’era proprio il giovane Giovanni Galli, appena
giovanni_galli_maradona-300x199fresco di passaggio al Milan, chiamato a difendere i nostri colori in terra sudamericana, dove l’Argentina e Diego lo befferanno allo stesso modo, con un gol in fotocopia che significherà per Galli un incubo,
questa volta senza l’alibi del terreno di gioco, ma con la sola consapevolezza di aver probabilmente battezzato la palla fuori, oppure, accertandosi di aver sbagliato posizione nell’approcciare una timida uscita rimasta a metà strada. Qualche anno dopo Diego lo punirà ancora, su punizione, addirittura di testa, facendo pensare quasi che fosse uno dei portieri-amuleto quando si trattava di violare la porta avversaria, per fortuna Giovanni lo avrà, anche solo per qualche mese, al suo fianco, occasione che non si sarà fatto sfuggire per potergli rubare i segreti che lo rendevano così speciale, così, imprevedibile, un alieno tra umani calciatori. Ma soprattutto non avrà perso occasione per chiedergli: “Diego, ma ce l’avevi con me?”

Ecco il match di Firenze, anno 1985

Ecco il gol che Diego mise a segno contro l’Italia durante i mondiali messicani, incredibilmente simile a quello segnato l’anno prima a Firenze, sempre con la stessa vittima tra i pali, il povero Galli

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