Luisito Suarez promuove Callejon: “In campo è un architetto come lo ero io, vi spiego il perchè”

Gli spagnoli in Italia per tradizione non hanno mai fatto la differenza e non hanno mai lasciato il segno. Acquistare e puntare su un calciatore iberico, fino a qualche anno fa significava rischiare ed andare in incontro ad un probabile fallimento. Il motivo di questa difficoltà può spiegarlo soltanto l’unico giocatore proveniente da quella terra che in Italia ha fatto la differenza, vincendo anche il Pallone d’oro, primo e unico spagnolo, Luisito Suarez: “Negli ultimi anni per noi spagnoli non è mai stato facile qui in Italia. Pure Guardiola viene ricordato più per la simpatia che per quello che ha fatto in campo. C’è una mentalità diversa: si pensa più allo spettacolo che alla tattica“, ha dichiarato l’ex giocatore dell’Inter a Il Mattino.

Ma negli ultimi tempi qualcosa è cambiato, lo dimostra il grande exploit di Callejon, il giocatore del Napoli accostato da Benitez proprio all’ex campione interista: “Mi piace il fatto che lui sia non solo un bomber ma anche al completo servizio della squadra. E che si sia immediatamente calato nel clima di Napoli,che è senza dubbio la più spagnola delle città italiane. È un architetto del gioco, come lo ero io sia pure in un’altra posizione del campo. Perché c’è sempre lui nella manovra offensiva ed è difficile non trovarlo pure in fase di copertura. In Spagna non era considerato così forte come lo è adesso,dopo due anni con lui. Chiaro che Del Bosque non possa far finta di niente.Non so se sarebbe venuto a Napoli senza Rafa. D’altronde lo capisco:anche io andai all’Inter solo perché attratto dal fascino di Helenio Herrera.E nel 1961 l’Inter non era ai vertici europei e io l’anno prima avevo giocato la finale di Coppa dei Campioni. Ma era impossibile dire di no al Mago. Come credo che adesso sia impossibile dire di no a Benitez”.

Promosso Callejon, c’è da “valutare” il lavoro in Italia di un altro suo connazionale, Rafa Bentez: ” I cicli bisogna crearli coi risultati e con le vittorie. È un po’ presto per esultare, ho visto come ha messo inginocchio la Roma: la squadra azzurra mi sembra sulla strada buona. Sembra quasi una squadra della Liga. Anzi in Spagna non tutte hanno tanti spagnoli. È la stessa squadra dello scorso anno:uguale l’allenatore,praticamente invariati i giocatori. Quindi è uguale anche la filosofia e il modo di giocare,che è spesso esaltante anche se talvolta è poco redditizio. La serie A è un campionato particolare, nel bene e nel male. Lui è uomo assai intelligente e preparato,uno che studia tutti i particolari: alle volte deve capire che bisogna rinunciare a qualche idea pur di ottenere un risultato. E che questo non vuol dire fare passi indietro”.

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