Lorenzo Insigne e l’applauso che sa di riconciliazione

Mi sbaglio o sono applausi? Sì, non è un errore. Quelli del secondo tempo sono battiti di mani puri, veri, entusiasmanti. Lorenzo Insigne esce dal campo, e questa volta non è costretto a girarsi a destra e sinistra, ad abbassare gli occhi, a rispondere -malamente – ai fischi del pubblico pagante. Lorenzo alza la testa, stavolta, e ricambia con gli occhi. Una prestazione super, un pomeriggio passato ad ubriacare centrocampisti e difensori giallorossi. De Sanctis gli ha negato la gioia del gol, ma Insigne, dopo una partita così, non ha nulla da rimproverarsi.

Il giovane attaccante partenopeo ha risposto presente alla chiamata di Benitez, alla fiducia dell’allenatore che l’ha schierato titolare in un match a dir poco fondamentale. L’atmosfera carica e particolarmente densa non ha bloccato il “Magnifico”, che finalmente è tornato ad essere un giocatore capace di creare superiorità numerica, che crede in se stesso e nei propri mezzi.

Quei fischi facevano male al cuore. Ma Lorenzo ha saputo aspettare. Gli applausi di oggi sono un omaggio ad un ragazzo che ha lavorato duramente, e si è visto. Fase difensiva ed offensiva, per lui non c’è differenza: l’impegno, il sudore, la voglia sono le stesse. Lorenzo ha tenuto duro, si è guadagnato il posto a mano a mano, con prestazioni e giocate.

Bravo. Nulla da dire. Insigne, mai come oggi, omaggia il suo cognome. Omaggia un intero popolo che aspettava questa gara con un sentimento strano e particolare. Un pomeriggio di festa, un applauso riconquistato, un’ovazione all’unico napoletano in campo. Siamo sicuri che quel momento, Lorenzo, lo porterà con sé per un bel po’. Insomma, A’ nuttat è passat….

Raffaele Nappi

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