Settimana da incubo, dai blackout di San Siro al crollo dello Stade de Suisse, ma rialzarsi si può

Il peggio sembrava passato, le tre vittorie consecutive, anche se con un gioco a corrente alternata e qualche amnesia difensiva di troppo, avevano riportato una ventata di ottimismo dalle parti di Castel Volturno. Al solito la sosta si è dimostrata tutt’altro che benefica ed ha portato in dote due prestazioni che hanno riacceso le polemiche, aizzato nuovamente un clima che mai come quest’anno a Napoli è magmatico, incandescente.

Assenti ingiustificati – San Siro gli azzurri hanno praticamente regalato un tempo, quando poi nella seconda frazione di gara sono per ben due volte, grazie ad un sontuoso Callejon, riusciti ad acciuffare il vantaggio hanno immediatamente staccato la spina, prestando il fianco ai colpi di Guarin ed Hernanes. La prestazione in Svizzera è stata invece al limite dell’incredulità, un Napoli troppo brutto per essere vero è riuscito a soccombere al cospetto della quinta forza del campionato elvetico. Inutile dare la colpa al turn-over eccessivo, l’11 schierato in campo da Benitez poteva e doveva avere la meglio su un avversario che sebbene abbia messo tutto in campo era davvero molto modesto. Due pessime figure(il punto contro l’Inter non lo è di per se, lo è di certo per come è arrivato) che hanno dilapidato quel patrimonio di fiducia con il quale il gruppo partenopeo aveva finalmente destato l’impressione di aver superato i momenti peggiori.

Che fare? – Il quesito di siloniana memoria calza a pennello. Quelli evidenziati sono in primis problemi mentali, solo in second’ordine tecnici. Un gruppo dove troppi dei suoi elementi di spicco non sono al meglio, non riescono a dare il giusto apporto alla causa. Da un Rafael troppo insicuro e timido, ad un Albiol totalmente smarritoda un Hamsik in cerca d’autore ad un Higuain che passa più tempo a sbraitare, ad innervosirsi, che a cercare la rete. Analizzare i limiti di questa rosa è corretto, porre l’indice sui reparti che andavano rinforzati altrettanto, ma questa rosa, questo gruppo, ha tutto per sciorinare un calcio nettamente migliore, ha le qualità per invertire un trend che ad oggi avrebbe dovuto portarlo ben più in alto in Serie A e a balbettare molto meno in Europa. La sensazione di scoramento che trasmette questo gruppo è limpida, inequivocabile. Il poco ardore, la totale assenza di grinta ad eccezione di pochi elementi(un eccezionale Callejon su tutti), è ciò che maggiormente viene imputato alla truppa di Benitez.

Ripartire, da domani – Vincere aiuta a vincere, e la sfida di domani contro il Verona, che avrà di certo intenzione di rimediare alla debacle casalinga contro il Milan, è l’occasione giusta per ripartire. Ma per farlo sarà necessario ritrovare la voglia di vincere, prima degli equilibri tattici. Ritornare il gruppo che dava battaglia in Italia in Europa, prima di ritrovare il calcio champagne. Se c’è un obbligo imprescindibile per Benitez è quello di lavorare sul gruppo, sulla testa dei suoi ragazzi, è questa la critica maggiore che può essere additata all’allenatore madrileno: non essere riuscito a far metabolizzare ai suoi i cazzotti del San Mames.  Lo spalla a spalla mai come ora deve partire prima dallo spogliatoio, solo dopo coinvolgere il pubblico. Che, ne siamo certi, aspetta solo di rivedere 11 leoni in campo, con gli occhi della tigre, pronti a lottare. L’ora è giunta ed i bonus sono esauriti, è tempo di rialzarsi, si può, si deve.

Edoardo Brancaccio

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