Essere calciatore in patria, quante difficoltà

Ci sono piazze dove si chiede di più, dove è difficile vivere e maggiormente giocar a calcio. Ci sono piazze dove una sconfitta pesa come un macigno sulle gambe e sulla mente. Ci sono piazze dove discorsi psicologici e fisici si intrecciano, fondendosi a creare un cocktail di sensazioni che bloccano le gambe e instillano la paura. Ci sono piazze dove è più facile crescere pian piano, senza la pressione di un ambiente che ti chiede sempre di più e che questo di più sia fatto sempre meglio.

Napoli è una di queste piazze. Una città dove cinque giorni su sette si parla di calcio e gli altri due si attende la partita alla vigilia e si vive di attesa nel giorno clou. Napoli è una di quelle piazze che ribollono di passione come molti centri del Sud Italia. Napoli è l’unica capitale europea ad avere una sola squadra di calcio, impossibilità di suddividere le passioni calcistica tra “cugini”.

Dove c’è una piazza c’è un pallone – Così succede che a Napoli  ovunque vi sia uno spiazzo sbuca un pallone e bambini a tirarci calci. Tanti i figli di questà città nati e cresciuti a pizza e pallone per le strade strette, tra panni stesi ad asciugare ed odore di zeppole fritte. Tanti i giovani campani diventati campioni lontano dalla propria terra, forse troppi.

Assenza di programmazione – Sicuramente la mancanza di programmazione e di strutture adeguate sono tra le cause di questa fuga di talenti dalla nostra terra. Tanti i giocatori in serie A campani ad ogni livello ed Immobile è solo l’ultimo degli emigranti di lusso a far le fortune oltre le Alpi.

Odio o amore? – In un campionato italiano ricco di stranieri (tanti forse troppi) sarebbe un bel vedere puntare con forza sui propri talenti. Talenti che spesso vengono criticati eccessivamente, spremendoli di energie mentali e fisiche. Non è sicuramente facile diventare condottiero nella propria terra quando nulla ti è concesso ed alla prima occasione piovono fischi spesso ingiusti. Il tifoso paga e può tifare, fischiare, urlare spesso lo si giustifica così. Indubbio che la libertà di espressione è concessa, ma viene spesso da chiedersi perchè in piazze altrettanto calde come Roma i propri beniamini per giunta conterranei siano difesi contro tutto e tutti. Il tifoso napoletano è viscerale, ama la propria maglia più di tutto e non concede errori o cadute di stile contro quei colori. Nasce così la voglia di vedere ed avere sempre di più soprattutto da quegli uomini che vestono quei colori per tifo, passione e natali.

Insigne e Cannavaro – Ultimi ma ci scommettiamo che non rimarranno isolati. Oggi contro nella sfida del Mapei Stadium, Insigne e Cannavaro accomunati da provenienza e storia. Protagonisti nella propria città contro tutto e tutti, spesso criticati a ragione o a torto; non gli si è mai perdonato nulla nel bene o nel male. Come loro ma con un percorso differente nel rapporto con la tifoseria Iezzo, Grava e Quagliarella (prima di quel “tradimento” mai perdonato) nel recente passato. È davvero così difficile primeggiare tra i propri tifosi? È proprio così difficile difendere i propri beniamini?

Antonio Picarelli

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