Dopo il sangue di San Gennaro si scioglie anche il dogma tattico di Rafa Benitez

Il calcio moderno, questione di tattica. Ben lo sa Rafa Benitez, un grandissimo stratega, tra gli ultimi portatori sani del 4-2-3-1. Quando è giunto sotto l’ombra del Vesuvio, il tecnico spagnolo ha infatti portato con sé una ricca ventata di novità a trecentosessanta gradi: non solo l’internazionalizzazione del club e della rosa ma anche un modulo completamente diverso, passando dal dogma della difesa a tre di deciso stampo Mazzarriano, ad una rivoluzione nel reparto arretrato con quattro difensori. Non impresa facile memorizzare movimenti e schemi ma, dopo due stagioni ed un mercato più mirato per queste esigenze, sembrava ormai cosa fatta. Deciso insomma: dal 4-2-3-1 non ci si muove.  Anche quando si hanno grandi problemi a centrocampo ed il duo di mediani non imposta, non aggredisce e non ripiega, poco supportato anche dai compagni.

Contro l’Udinese ieri in trasferta, Benitez sorprende tutti con una formazione alquanto atipica: fino a metà campo un po’ di sano turn over ma nel reparto più avanzato tre soprese tu tutte. Fuori Callejon ed Hamsik, dentro Michu e Zuniga, completamente diversi rispetto ai compagni in panchina. L’ex Swansea si è dichiarato più un trequartista di una vera punta ma non ha né carattere né forma fisica (e forse neanche il talento ndr) del capitano slovacco. Zuniga in passato ha giocato a ridosso delle punte ancor più snaturato del solito. Ormai la sua dimensione è da terzino ed avrebbe assicurato maggior lavoro sia in fase offensiva che difensiva rispetto ad un distratto e fumoso Britos.

Il modulo resta però invariato inizialmente, subendo una ricca variazione in corsa: il 4-2-3-1 diventa improvvisamente un 4-4-2 con Michu più avanzato a dare supporto ad un Higuain troppo solo ed enormemente sacrificato. Anche in questo caso il problema resta l’ex Swansea, fuori condizione, lento, macchinoso, poco cinico e che non rientra, mai. Il cambio non sortisce gli effetti sperati o forse, fa anche peggio: Gargano inoltre, resta il solo a fare la differenza sulla mediana, avvertendo molto la mancanza di un brevilineo quale Mertens che possa infiltrarsi al meglio tra le strette maglie dell’Udinese. Nella ripresa infatti spazio al belga ed a Callejon, che danno movimento all’azione, risistemando e riordinando tutte le carte in tavola. Questione di uomini probabilmente e non troppo di modulo ma l’interrogativo resta ahimè, sempre lo stesso: sono i giocatori a doversi adattare all’allenatore o viceversa? Ai posteri l’ardua sentenza fatto sta che anche il 4-2-3-1 di Rafa sembra proprio vacillare: ma per cambiare tutto serve l’undici giusto.

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