Bardi para il Napoli. Troppo presto per la prima sconfitta stagionale

Succede che in un assolato pomeriggio di settembre il Napoli si ritrovi al San Paolo per la prima uscita stagionale in campionato davanti al proprio pubblico. Succede che Benitez in settimana ha urlato il suo disappunto in modo pacato e sobrio, come al suo solito. Una conferenza stampa fiume a stemperare le polemiche e le false dicerie, nel tentativo di ricompattare l’ambiente azzurro per un obiettivo comune. Succede quindi che questa sfida al Chievo Verona (da sempre un cliente ostico per gli azzurri) si carichi di significati che vanno oltre i tre punti in palio nell’arena di Fuorigrotta.

Rafa Benitez sceglie il solito Napoli, quello che al momento gli concede più sicurezze. Davanti a Rafael Cabral la linea difensiva è composta da Maggio, Albiol, Koulibaly e Zuniga. Il centrocampo imbastito con Inler e Jorginho a far da scudo ai tre trequartisti, Hamsik, Callejon ed Insigne. Il condottiero lì davanti è Gonzalo Higuain.

Primo tempo Un nome solo nella prima frazione di gioco: Francesco Bardi. Il portiere ex-Livorno si erge a protagonista respingendo al mittente qualsiasi velleità azzurra. Una saracinesca come si è soliti definire in gergo calcistico. Un muro di gomma, capace di rispedire gli azzurri negli spogliatoi sullo zero a zero e non senza un po’ di rabbia in corpo. Eppure ci provano in tutti i modi gli uomini di Benitez. Pronti, via e siamo presenti in continuo nella metà campo clivense con possesso palla che sfiorerà al termine della prima frazione di gioco il 70%. Nei primi venti minuti è un vero e proprio assolo marcato Napoli. Higuain, Hamsik, Insigne, Callejon mettono tende nella area degli uomini di Corini. Conclusioni a ripetizione, in almeno un paio di occasioni il giovane portiere del Chievo deve fare gli straordinari. Il massimo al 25esimo quando si presente sul dischetto Gonzalo Higuain. Rigore sacrosanto per atterramento dell’argentino con annessa ammonizione per Cesar. Rigore battuto bene, a mezza altezza. Super Bardi dice no. Si va al riposo così con un mare di rabbia in corpo ma con la consapevolezza che l’attenzione deve rimanere alta (vedi la traversa di Maxi Lopez) ma che il muro giallo deve cadere.

Secondo tempo Iniziamo come nella prima frazione. Convinti a chiudere il Chievo nella propria metà campo. Ma vediamo le streghe come lo scorso anno, gli errori ritornano a galla convincendoci che poi non siamo cambiati tanto. Dopo che super-Bardi devia in angolo un tiraccio di Zuniga è il Chievo a passare. Come al solito, verrebbe da dire. Maxi Lopez imbeccato in area di rigore ci punisce, si addormenta tutta la linea difensiva. Inizia il solito copione quando Insigne sbaglia il possibile gol del pareggio peraltro non facilissimo. Piovono giù fischi come se Benitez non avesse chiesto mai l’unione di intenti. Quando entra Mertens per Insigne e De Guzman per Callejon (impalpabile) ci si aspetta l’arrembaggio. Maciniamo chilometri seppur il muro giallo ora sembra sul serio un fortino. Ci si mette ancora Bardi a respingere anche le conclusioni deviate, prima su Hamsik poi su Inler. Non bastano cinque minuti di recupero in un assalto con un Duvan in più in area. All’ultimo sospiro è proprio il colombiano di testa respinto dal solito super-Bardi. Prima sconfitta della stagione, non si perdeva alla prima da tempo immemore. Ora più che mai serve unità di intenti. Si esce tra i fischi del San Paolo con i tifosi che urlano la propria rabbia al presidente De Laurentiis.

Antonio Picarelli

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