Prima il fumo, poi l’arrosto. Ma siamo ancora vivi

Ripartire. A quasi 24 ore dalla chiusura del mercato estivo, in casa Napoli è ora di mettersi alle spalle questi ultimi mesi stravaganti e decisamente contraddittori. A partire da una Coppa Italia mai veramente festeggiata e goduta, sepolta sotto le macerie di una sciagura senza precedenti. Poi Dimaro, i proclami e le solite illusioni di zucchero. Colpevole immobilismo e inspiegabile attesa. Attesa di una Champions creduta già in tasca, con la quale dar credito alle pompose dichiarazioni tricolore. Il malumore già serpeggiante è deflagrato sotto i colpi di un coriaceo Bilbao. In una notte di fine estate le stelle cadenti erano solo azzurre, sbattute giù dal cielo con disonore. Una zattera troppo piccola per reggere tutti i desideri dei napoletani.

Napoli s’è desta. Guardandosi allo specchio ha finalmente scoperto chi si celava dietro tante menzogne. Una squadra fragile e in crescita, che ha bisogno di tempo e chiarezza per sognare in grande. Ecco la chiarezza. Quella che, nel caso di Aurelio De Laurentiis, fa rima con sincerità. Una qualità nella quale il patron azzurro non eccelle, specialmente nel rapporto con la tifoseria. Una piazza che deve tanto al suo operato e che, spinta dall’amorevole ingenuità di una profonda passione, è finita per genuflettersi davanti alle sue mirabolanti ed inopportune promesse. Ma se al bimbo a cui prometti la bici da tempo, compri solo edizioni in miniatura, finirà per fare i capricci. Il tifoso tradito e in qualche modo raggirato è normale che prima o poi sbotti. Bando agli eccessi, sia chiaro. In ogni caso, però, chi semina vento raccoglie tempesta.

Fair play finanziario, monte ingaggi, richieste esose o bizzarri rifiuti, la linfa vitale degli introiti Champions. Tutte motivazioni valide. Bastava essere trasparenti sin dal principio, invece di catapultare l’appassionato (pagante) sulla giostra della speranza senza senso. Entrare tra le grandi d’Europa era uno step essenziale sul piano economico oltre che dal punto di vista dell’immagine. Allora perchè giungere all’appuntamento decisivo senza apportare alcuna modifica all’impianto, con la consapevolezza (anzi, il vanto) di avere tanti calciatori reduci dai Mondiali in Brasile? Ancora oggi, in un’intervista a radio Kiss Kiss Napoli, il caro Aurelio nel tentativo di stemperare gli animi ha sottolineato come “il mercato è stato fatto da Benitez“. Magari è vero, ma perchè scaricare oneri solo sull’allenatore dopo aver acquistato pedine da lui richieste solo come diciottesima alternativa? Assunzione di responsabilità e un bel bagno di umiltà sarebbero utili. Ammettere i propri errori, innanzitutto a livello mediatico, varrebbe come tendere la mano a chi ti supporta e propendere per un nuovo inizio.

Napoli s’è desta, dicevamo. Anche perchè vivere in un incubo prima dell’avvio sarebbe un clamoroso harakiri. Gli azzurri molli e scarichi che hanno fatto imbestialire tutti in terra basca, già a Genova hanno almeno tirato fuori carattere e voglia di essere protagonisti. “Tutti insieme” avevano chiesto un po’ tutti durante la scorsa terribile settimana. La loro risposta c’è stata. Ora tocca alla platea. Cancelliamo quegli stupidi fischi al 45′ di Napoli-Athletic o gli indecorosi insulti al neo acquisto David Lopez. Noi non siamo così. Delusi, contrariati, ma sempre innamorati di quella maglia. Ed è ciò che conta. Perchè senza questa sinergia tra gli spalti e il terreno verde la nostra stagione muore sul nascere. Non possiamo permetterlo. Prima il fumo, poi l’arrosto. Bruciati sì, ma ancora vivi. Risolleviamoci!

Ivan De Vita
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