Fabio Pecchia, l’importanza di una fetta di Napoli verso l’internazionalizzazione

Tre sorrisi, uno scatto, dietro tante storie.

L’immagine di ieri pubblicata dall’account ufficiale della SSC Napoli ha fatto il giro del web per l’accoglienza rivolta ad Edu Vargas, oggetto misterioso dell’era Mazzarri.

Vargas e Benitez sorridono al tempo presente, dimenticando il passato e provando a cancellare un’etichetta da bidone stampata troppo presto.

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Con loro Fabio Pecchia, made in Naples e una dei pochi sopravvissuti all’idea di internazionalizzazione tanto cara alla società.

Il suo ruolo in questo ritiro a Dimaro sta diventando fondamentale ogni ora di più: non un semplice allenatore in seconda, in lui c’è un concentrato di varie altre figure, senza nulla togliere al ricco staff di Rafa Benitez.

Lo si è visto fare gavettoni in palestra inseguendo calciatori, guidare alcuni sfottò classici da spogliatoio, ma anche strigliare col sorriso e l’eleganza di chi Napoli la conosce bene e cerca di trasmetterla nelle menti dei nuovi arrivati.

Fabio Pecchia è la faccia pulita di quella fetta di Napoli che ha ancora tanto da insegnare a spagnoli, argentini, francesi, svizzeri o cileni. E a chi, come Insigne, che pur essendo figlio di questa città, non sempre ha saputo gestire i carichi di emozioni nella scorsa stagione.

Diverso ma complementare a Rafa, passando dalla percezione popolare di un incarico superfluo a quello di un ruolo indispensabile.

Se Benitez può definirsi il pilota di questo gruppo di ragazzi, Pecchia può senza dubbio essere considerato il navigatore verso gloriosi traguardi.

Antonio Manzo

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