Mondiale, filo diretto da Maradona ad Higuain. Napoli vuole tornare campione

I napoletani gioirono e piansero con lui, Diego, il capitano di una squadra e di una città. All’alba del 30 giugno dell’86, dopo aver visto l’Argentina battere la Germania nella finale dei Mondiali a Città del Messico, erano scesi in piazza con le bandiere dell’Albiceleste e del Napoli, colori simili come la passione che da sempre lega questi due popoli.«Siamo vicini culturalmente, l’Argentina è stata costruita anche attraverso l’emigrazione degli italiani, e in questa città siamo amati per quanto abbiamo saputo dare alla squadra»,racconta Bruno Pesaola, El Petiso che vive qui da sessant’anni.Lui è stato amato come Enrique Omar Sivori,El Cabezon,e Diego.Diego Armando Maradona,El Pibe,capitano dell’Argentina che urlò di felicità nell’86 e pianse di rabbia nel ’90,quando la Germania approfittò dell’omaggio dell’arbitro messicano Codesal e vinse su rigore la Coppa a sei minuti dalla fine. E quella notte dell’8 luglio piansero anche i napoletani,che domani sera sono pronti a celebrare Higuain e Fernandez, i due azzurri che affronteranno la Germania al Maracanà.Da Maradona a Higuain. Le stesse maglie sulla pelle, quelle della Seleccion e del Napoli.

Sono passati 28 anni dalla notte di Città del Messico, Diego sulle spalle dei compagni con la Coppa alzata al cielo e due popoli infesta. Napoli vuole rivivere con Higuain le stesse emozioni. Lui è al secondo Mondiale,la sua esperienza nel 2010 fu traumatica:quattro gol nei quarti di finale dai tedeschi e il mesto ritorno a casa per la Seleccion guidata da Maradona,bravissimo come motivatore ma molto meno come allenatore.Hanno personalità differenti,Diego e Gonzalo,i grandi colpi di mercato firmati da Ferlaino (13,5 miliardi di lire)e da De Laurentiis(40 milioni di euro). Maradona è un leader,un capopopolo, lui non ha avuto paura di sfidare né il Milan per lo scudetto né la Germania per la Coppa:figurarsi,nella sua vita ha attaccato anche il Papa e gli Stati Uniti. Higuain è taciturno, poche e spesso scontate parole: profilo basso come i campioni di oggi,come il suo capitano Messi.Si è consegnato nelle mani dei familiari: i suoi contratti sono gestiti dal padre e dal fratello,ex calciatori con il senso per gli affari. Maradona ha avuto tre manager argentini e adesso i suoi contratti sono curati dall’ex moglie Claudia Villafane,dall’amico Stefano Ceci e dall’avvocato Angelo Pisani, entrambi napoletani.Higuain è arrivato un anno fa,dopo la tempesta di gol di Cavani, 104 in tre stagioni.Non ha promesso lo scudetto,ma è affascinato dalla storia di Maradona («È stato Diego a farmi giocare nella Seleccion») e vorrebbe riscriverla.Ha cominciato con un successo,la Coppa Italia, vinta con i gol dei piccoli azzurri Insigne e Mertens: domani insegue el triunfo con l’Argentina, poi vorrebbe celebrare lo scudetto a Napoli, perché lui è venuto qui per vincere e De Laurentiis lo considera il perno del suo progetto, al punto da averlo blindato con una clausola rescissoria da 100 milioni,incedibile o quasi, dato che il Barcellona per Suarez ne ha spesi dieci in meno. Non c’erano clausole nel contratto di Diego, che però era così forte e amato a Napoli da obbligare Ferlaino, al momento del rinnovo del contratto, a versargli un assegno da sei milioni di dollari: l’ingegnere ricomprò metà del cartellino del campione, che chiuse la sua storia napoletana pochi mesi dopo le lacrime nella finale all’Olimpico perché scoperto positivo all’antidoping.

Napoli ricorda le cose belle di Maradona.I suoi gol, il suo magico sinistro, le sue urla di felicità per i due scudetti, la Coppa Uefa, la Coppa Italia,la Supercoppa italiana.E i suoi sacrifici: le infiltrazioni alla schiena e alla caviglia per poter giocare, un farmaco venne portato dal direttore sportivo del Napoli, Marino, a Città del Messico per lenire un dolore muscolare e consentirgli di vivere la partita delle partite. Higuain si batte il petto con il pugno dopo i gol, ha baciato la maglia azzurra e ha versato lacrime dopo la vittoria sull’Arsenal in Champions League:non bastarono 12 punti per arrivare agli ottavi di finale, così il Napoli scivolò in Europa League. Maradona aveva vinto la Coppa del mondo e il primo scudetto il 10 dicembre ’87: quel giorno nacque Higuain a Brest, in Francia,dove giocava papà Jorge.Diego era il re di Napoli,a cui venivano perdonate le notti brave, quei festini vissuti lontano dalla casa di via Scipione Capece. Gonzalo vive a due chilometri in linea d’aria, in via Tasso, e nelle notti napoletane si vede poco.Il gossip parte da Madrid o da Buenos Aires,quanti flirt con starlette spagnole e argentine gli hanno attribuito.

Ventiquattr’anni fa, mentre Maradona versava lacrime negli spogliatoi dello stadio di Roma, in un angolo di via Orazio la mano di un tifoso innamorato scrisse: “Diego anche il sole risorge”.Domani sera i napoletani non vorrebbero dover consolare Higuain,ma festeggiarlo con le bandiere dell’Albiceleste e del Napoli,come nell’86,e cantare “Maradona è meglio ’e Pelè”.Perché il coro dei giocatori e dei tifosi argentini in Brasile è ispirato a quella canzone che trent’anni fa scrisse il napoletanissimo maestro Emilio Campassi.

Fonte: Il Mattino

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