Maradona a Napoli, diario di una domenica di fine maggio dalle grandi emozioni

Diego Armando Maradona e la città di Napoli, Maradona e i napoletani, un rapporto che va ben oltre la simbiosi, supera di gran lunga l’amore raccontato nei romanzi più seggestivi, è qualcosa in più, sensazioni, emozioni, passioni, che è impossibile racchiudere con semplicità in uno strumento come la parola, deve essere vissuto, percepito, toccato, in tutte le sue sfaccettature.

È così che una tranquilla domenica di fine maggio, la prima senza calcio giocato dopo un’annata vissuta tra gioie e disillusioni, si trasforma in un evento. Diego atterra a Napoli alle prime luci dell’alba, qualche ora di riposo ed ecco 200 persone in delirio ad accoglierlo all’uscita del suo albergo. Tappa immediata alla Rotonda Diaz, per partecipare alla parentesi partenopea del Mondiale Off-Shore nel Golfo. Immancabile bagno di folla, un giro in catamarano e poi giudice atto a decretare il vincitore della gara, sventolando la bandiera a scacchi. Il tutto intervallato dall’abbraccio continuo e costante della sua gente. “Finalmente a casa mia, non volevano che tornassi”, parole inequivocabili durante la premiazione, a voce alta urlando al Mondo un amore insindacabile, al quale nessuno può opporsi. Nota di colore, due regali fatti pervenire al leggendario Diego: un pastore che raffigurava un Maradona sceicco, opera di un artigiano di San Gregorio Armeno, a simboleggiare l’attuale parentesi araba della vita di Maradona, e sei sogliole fresche, offertegli da un pescatore. Perché anche questo è ciò che lega Diego a Napoli, semplicità e spontaneità, emblema di tutto ciò che è limpido e vero.

 

Edoardo Brancaccio

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