Oggi la camorra, ieri i caschi di banane. A São Paulo la sobrietà sembra non andare di moda

Non abbiamo ricevuto alcuna proposta del Napoli per Ganso. Se dovesse arrivare una vagonata di soldi dal Sud Italia? Non bastano neanche tutti i soldi della Camorra per portarcelo via. Con tutto il rispetto, non credo che il Napoli abbia tutti questi colpi a sua disposizione. La Camorra ormai non ha tutto questo potere. Se anche si verificassero queste condizioni, io non voglio vendere. Il giocatore vale 25 mln di euro, non ho ricevuto nessuna proposta scritta. Il San Paolo è una società compratrice, non venditrice”. Le dichiarazioni di Carlos Miguel Aidar presidente del San Paolo all’emittente locale Jovem Pan non si può dire che siano passate inosservate. Stride che commenti simili vengano da una realtà, quella brasiliana, splendida ma proprio come quella partenopea martoriata da problemi simili. Stride che il massimo rappresentante di uno storico club si lasci andare a considerazioni sul “potere” di organizzazioni criminali che nulla hanno a che vedere con lo sport più bello del Mondo. Più che un commento di un presidente di una società calcistica, dobbiamo dirlo, il virgolettato appare molto più vicino ad un commento da osteria dopo aver alzato un bicchiere di troppo. La smentita alle voci che vedevano Paulo Henrique Ganso, eterna promessa mai sbocciata del calcio brasiliano, “l’oca”(questo il significato del suo soprannome) le cui ali sono state tarpate da continui guai fisici e da un ritmo non propriamente adatto al calcio europeo, vicino al Napoli era preventivabile. La notizia che rimbalzava tramite i media locali sembrava tutt’altro che imperscrutabile, inappuntabile, lecito quindi che la società detentrice del cartellino del calciatore ci tenesse a mettere in chiaro la propria posizione, definire Ganso come il perno di un progetto ambizioso, di una squadra che non vuole smantellare cedendo i propri gioielli, ma non certo nei modi e nei termini in cui avvenuto. La S.S.C Napoli ha operato in questi anni con competenza e serietà in Brasile e in tutto il Sud America, e a dimostrarlo sono gli innumerevoli affari conclusi dalla società azzurra in quel mercato, scontato quindi realizzare che i problemi vadano riscontrati in altri lidi

Cinque anni fa – Nell’estate del 2009 uno dei tormentoni di mercato vide il Milan molto vicino alle sorti di due calciatori allora tra le fila del club paulista: Hernanes e Miranda. Summit in Brasile, frequenti rumors che continuavano a rimbalzare tra i vari Continenti, anche al tempo ci pensò un eminente rappresentate del San Paolo a sbrogliare la matassa, Jesus Lopes attuale vice-presidente del club: “Il Milan vorrebbe pagare Hernanes e Miranda una cassa di banane. Sappiamo che il Milan ha chiuso la stagione in rosso e nemmeno tutti i soldi che hanno incassato dalla cessione di Kakà servono a far quadrare il cerchio. Se arriverà un’offerta per Miranda ed Hernanes è più probabile che arriverà dalla Spagna, che è finanziariamente più forte”. Per la cronaca Hernanes l’estate successiva sarebbe approdato alla Lazio, per una cifra nettamente inferiore ai 40 milioni richiesti e che portarono alle scherzose dichiarazioni del dirigente. Anche ai tempi, come oggi,  un’ironia ricercata ma non propriamente impeccabile, di certo non il modo ideale di porsi nei confronti di club prestigiosi che potrebbero manifestare un interesse di mercato.

Attendersi sperticate smentite, arrampicate sugli specchi e passi indietro è indubbiamente lecito, e siamo anche abbastanza convinti che non tarderanno ad arrivare. Resta l’ennesima dimostrazione che stile, intelligenza e sobrietà non siano un requisito essenziale per gestire un’importante società calcistica, affermazioni simili, come sempre quando ci ritroviamo dinanzi a cotanta ignoranza, non fanno altro che rinsaldare la nostra fierezza, il nostro orgoglio d’appartenenza.  Obrigado senhor Aidar

 

Edoardo Brancaccio

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