Cinismo e fortuna, tre punti alla “Match Point” per una squadra col fiatone

Chi disse “Preferisco avere fortuna che talento” percepì l’essenza della vita. La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita. Terrorizza pensare che sia così fuori controllo. A volte in una partita la palla colpisce il nastro e per un attimo può andare oltre o tornare indietro. Con un po’ di fortuna va oltre e allora si vince. Oppure no e allora si perde.

La sceneggiatura di Torino-Napoli sembra fedelmente ispirata a questo monologo dello stupendo Match Point di Woody Allen del 2005. Se il Napoli esce dall’Olimpico di Torino con tre punti di platino lo deve per buona parte alla sorte che questa volta si è dimostrata estremamente benevola con gli azzurri. Ventura ha preparato una partita perfetta, la squadra di Benitez ha sofferto praticamente per tutto l’arco della gara l’assetto tattico e l’approccio dato dal tecnico dei granata.

Il turn-over inaspettato, con Meggiorini e Barreto preferiti alla coppia d’oro Cerci-Immobile, si è dimostrata una scelta particolarmente ponderata, il duo di fedelissimi del tecnico ha rappresentato un costante incubo per la difesa partenopea, con il solo Fernandez ad emergere e a continuare a dimostrare i costanti progressi di questa stagione.

Napoli surclassato a centrocampo e nettamente in difficoltà sulle fasce, ma che regge per buona parte dell’incontro ringraziando la dea bendata. Il Toro colpisce due legni (Bovo e Meggiorini) e sciupa l’inverosimile, con l’occasione a tu per tu con Reina mandata in curva da Immobile al quarto d’ora dalla fine che mette davvero paura agli azzurri.

I granata dominano ma nel finale non ne hanno più e vengono beffati da un Napoli poche volte così cinisco quest’anno. L’1-0 di Higuain allo scadere tiene ancora aperta la lotta per il secondo posto e rappresenta una boccata d’ossigeno per una squadra che comunque dimostra di patire non poco una stagione stremante che è giunta ormai al suo culmine. Più di qualsiasi problema tattico, degli infortuni e dei problemi dei singoli è questo ad oggi il vero tallone d’Achille di Inler e compagni.

Dalla doppia sfida con la Roma in Coppa Italia ha avuto inizio un tour de force che sta dimostrando di pesare nelle partite degli azzurri sia fisicamente che psicologicamente. Apparsi poco brillanti anche quando, come nelle ultime sfide del San Paolo con Swansea e Roma, sono comunque emersi vincitori dalla contesa. In quest’ottica decisiva la scelta di Benitez di inserire Henrique e Behrami che hanno dato dinamismo e lucidità ad una squadra apparsa alle corde  e che nel finale è riuscita a piazzare il colpo di coda.

Partite sottotono, soprattutto al cospetto di ottime squadre come il Torino, sono lo scotto da pagare quando si è impegnati su tre fronti per un’intera stagione. Che la sfida col Porto avrebbe influito stasera era preventivabile e una vittoria come questa cinica, all’italiana, fortunosa, può e deve dare una bella iniezione di ottimismo. Il Napoli per ritrovare se stesso deve in primis vantare una condizione migliore: Reina recentemente rassicurò tutti sulla tenuta atletica del Napoli nel finale di stagione ed è necessario che sia così già dalla sfida di ritorno contro i portoghesi.

Edoardo Brancaccio

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