Io, abbonato, grazie a De Laurentiis, ho perduto il biglietto contro il Porto

La sfida tra Napoli e Porto, ancor prima che i calciatori scendessero in campo e la squadra azzurra fosse penalizzata da propri errori e dalla cattiva sorte, non era cominciata nel migliore dei modi. Probabilmente non era mai capitato che, a vendita già iniziata, una società di calcio variasse i prezzi dei biglietti. Per carità, il club di De Laurentiis ha dimezzato il costo dei tagliandi, è venuto incontro ai tifosi, ha sfidato critici e disfattisti. Mica possiamo biasimarlo per questo? Certo che no. Però, la repentina retromarcia ha creato difficoltà organizzative insormontabili. Come comportarsi con quegli abbonati che avevano già acquistato il biglietto avendo esercitato per tempo il loro legittimo diritto di prelazione? Molto semplice, vadano in ricevitoria e si facciano rimborsare la metà di quanto speso. Oppure, ritirino – ma solo in determinati giorni, a certi orari ed esclusivamente al botteghino dello stadio – un biglietto omaggio per la prossima partita casalinga con la Fiorentina. All’apparenza, sembra tutto troppo facile. In realtà, scartata la seconda ipotesi per problemi logistici, chi ha scelto la prima opzione è precipitato in un pozzo buio e profondo, senza possibilità di risalire in superficie o rivedere la luce. Il meccanismo congegnato si rivela cervellotico, farraginoso e snervante fino alla clamorosa beffa finale.

Dove sta l’inghippo? Prima di procedere al rimborso, la ricevitoria è costretta ad annullare il precedente titolo d’ingresso. Una volta annullato, il sistema non consente più di esercitare il diritto di prelazione. L’algoritmo, in pratica, diventa una barriera invalicabile che rompe i piani della società ed emergono inesorabilmente disorganizzazione e impreparazione. A quel punto, per un abbonato di curva, una volta che gli sono stati restituiti i soldi, restano due possibilità: acquistare un biglietto per un altro settore, quelli per i quali è già in corso la vendita libera, o aspettare lunedì quando dovrà mettersi in fila (essendosi bruciato – non per colpa propria – la prelazione) insieme a tutti gli altri per guadagnarsi faticosamente il ticket per il match di ritorno di Europa League.

La situazione è quantomeno bizzarra se si riflette un attimo sul paradosso che il nostro fedele abbonato dovrà recarsi per la terza volta alla ricevitoria per ottenere quello stesso maledettissimo biglietto che aveva tra le mani solo una settimana prima. A questo si aggiunga che, alle legittime lamentele, il Napoli non risponde affatto. Impossibile comunicare con la società. Inutile inviare una mail, trasmettere un fax, telefonare a Castel Volturno o al botteghino di Fuorigrotta. Tempo e pazienza sprecati.

Non sarebbe stato più agevole accreditare le somme sulle tessere degli abbonati che funzionano anche da carta “poste pay”? Oppure evitare l’annullamento del tagliando già acquistato ed ordinare alle ricevitorie la restituzione di quanto dovuto?

Chissà se vale la pena arrovellarsi su questa serie di interrogativi, quando sarebbe stato sufficiente stabilire prezzi più bassi fin dall’inizio. Ma un po’ com’è capitato alla squadra ieri in Portogallo, dalle nostre parti, siamo capaci solo di complicarci inutilmente l’esistenza. Esattamente come quel dannato passaggio del turno.

Fonte: Gianluca Spera – il Napolista

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