Napoli-Genoa, Benitez si affida ai suoi fedelissimi

Mai la stessa formazione per due gare consecutive. Eppure, da un bel po’ di mesi quasi sempre gli stessi difensori centrali: se fino a dicembre, Rafa aveva alternato le coppie difensive, dal 7 dicembre ha deciso che il duo-titolare è quello composta da Fernandez e Albiol. L’argentino e lo spagnolo giocano in coppia ininterrottamente dalla gara con l’Udinese. A parte la parentesi con il Chievo dove il Flaco era squalificato. Per il resto l’ex Real Madrid contro lo Swansea si è fermato dopo ben 25 gare consecutive sempre titolare. E solo perché ha avuto dei problemi fisici. Stasera torna. Perché stasera non c’è tempo per esperimenti e Rafa non può rischiare contro Gilardino e company di mettere al centro della sua difesa Britos o Henrique.

Contro il Genoa, Rafa si affida ai suoi punti di riferimento: i (quasi) sempre presenti Callejon (1832 minuti giocati in campionato), Higuain (1796), Inler (1751) e Maggio (1624). Oltre ovviamente al pupillo Albiol (2034). Ed è soprattutto l’impiego stakanovistico dell’esterno vicentino a colpire: a 32 anni ha saltato solo una gara negli ultimi 4 mesi, quella con il Catania ma solo perché era squalificato. Poi, come gli spagnoli di Rafa, non ha mai tirato il fiato. Difficile che avvenga stasera, a meno che Benitez non voglia provare Reveillere sulla fascia di Maggio. Ma con il Genoa, non è tempo di esperimenti.

Quanto al modulo, non parliamone neppure: non è cambiato mai. Il Napoli ha una fisionomia tattica ben precisa, il 4-2-3-1 da cui Rafa non si smuove mai. Con un’impressione di solidità tangibile e preoccupante per gli avversari non proprio in ogni gara. Eppure, nelle ultime tre gare il Napoli ha incassato zero gol. Sassuolo a parte, è rimasto imbattuto giocando contro la Roma (secondo miglior attacco della serie A) e sul campo dello Swansea (che solo ieri ha realizzato tre gol sul campo del Liverpool). La cura-Benitez, ecco, comincia ad attecchire. Nonostante i tanti infortuni dall’inizio della stagione.
Ma sempre senza deflettere dai suoi principi base: il gruppo conta sopra ogni altra cosa e deve essere un blocco unico con l’allenatore che lo gestisce alternando bastone e carota. Tatticamente, invece, due sono gli imperativi categorici: la linea difensiva deve essere sempre alta, e tutta la squadra deve mettere pressione fisica sull’avversario. Così si spiegano anche le sue scelte. Per esempio fino all’ultimo secondo rifletterà se tenere in panchina Pandev, che negli ultimi allenamenti è sembrato in visibile crescita.

Fonte: Il Mattino

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