Insigne, la famiglia e gli amici dietro al suo successo

Frattamaggiore. «Ciao, papà, ti è piaciuto il gol?». La prima telefonata di Insigne è per papà Carmine, il suo tifoso numero uno. «Sì, Lorè, bravo: questo è il tuo gol, ne facevi tanti a Pescara, lo aspettavo». Questo è il piccolo grande mondo di Insigne. Il meraviglioso mondo di Lorenzo il Magnifico, quello che racchiude sentimenti, affetti e valori forti. La famiglia al primo posto, sua moglie Genny, alla quale dedica le sue reti disegnando il cuoricino. «La dedica mi emoziona ogni volta, sapere che il suo primo pensiero per me è bellissimo», spiega la dolce metà. Lorenzo ieri ha trascorso con lei e il piccolo Carmine, che festeggerà un anno a maggio, la sua mezza giornata di riposo, dopo l’appuntamento con la squadra in mattinata a Castel Volturno.

Una famiglia unitissima, vivono tutti nello stesso condominio a via Roma, a Frattaminore, dove c’è un club dedicato a Insigne, dove è nata Genny e dove si è spostata tutta la famiglia Insigne dopo il matrimonio di Lorenzo. Vivono porta a porta. I genitori con altri due fratelli, Antonio, il più grande, anche lui calciatore che gioca in Eccellenza con il Casalnuovo, e Marco, il più piccolo tornato a giocare nella Frattese. Roberto, il terzo, vive fuori a Perugia, squadra con la quale gioca da quest’anno in Prima divisione. «Lorenzo era sereno, felice- dice Antonio, il fratello maggiore- gli auguro tanti gol e soprattutto prestazioni di livello per poter conquistare tante vittorie con il Napoli e un posto negli azzurri di Prandelli che giocheranno i Mondiali in Brasile. Lo aspetterò al ritorno, quest’estate mi sposo e sarà lui uno dei testimoni». Antonio è il titolare di Insigne Sport, il negozio di abbigliamento sportivo a via Vergara. Qui si ritrova la famiglia con gli amici più cari, quelli di una vita, una delle vie principali di Frattamaggiore, località alla periferia nord di Napoli. Passaggio continuo di auto, ieri si sono fermati un po’ tutti, un colpo di clacson per salutare il papà, il fratello e Antonio Ottaiano, uno dei procuratori, un amico di famiglia, prima che l’agente di Lorenzo. Un amico, però, molto esigente. «Ci siamo sentiti al telefono, gli ho detto che avrebbe dovuto segnare ancora un altro gol e mi ha risposto che nel finale era un po’ stanco e quindi meno lucido. Quest’anno sta facendo un grande lavoro, copre ottanta metri di campo ed è cresciuto molto in fase difensiva», spiega convinto. Sono tutti lì, nel ritrovo di sempre.

L’amico Salvatore Gondola, proprietario del bar a fianco al negozio, dove Lorenzo passa ancora a bere il succo d’arancia e dove da ragazzino divorava pizzette. Per il bellissimo gol realizzato al Sassuolo ha preferito un cocktail speciale, di colore azzurro, forte e con in evidenza il numero 24, quello della sua maglietta, numero scelto da Insigne perché è il giorno della nascita di Genny. «Lorenzo però questo cocktail non lo assaggerebbe, non ha mai bevuto alcolici. L’ho preparato con succo d’arancia, prosecco, whisky e coca buton per dare l’azzurro». E al bar ci sono gli amici più cari. C’è Peppe, titolare della Gastronomia dove si ferma spesso Lorenzo: «Il suo panino preferito è con hamburger, mozzarella e parmigiana, lo può mangiare solo dopo le partite per rimettersi in forza… In genere prende le insalatone». C’è Nicola Grimaldi con Domenico Pezzullo, insieme gustano il caffè. «Un gusto speciale dopo questo gol», dicono. Qui vengono i suoi parrucchieri Enzo De Francesco e Giuseppe Lettieri, gli curano il look. «Abbiamo fatto un taglio più sfumato, il taglio a giro, come il suo fantastico destro con il quale ha fatto gol al Sassuolo. Lo abbiamo riproposto perché aveva già funzionato prima della trasferta di Verona dove segnò», spiegano. Insigne è nato qui, ha cominciato da piccolo a coltivare il sogno di calciatore e lo ha raggiunto con il passaggio alle giovanili del Napoli. I genitori lo accompagnavano sempre agli allenamenti, tanti sacrifici. Mamma Patrizia allo stadio s’emoziona come il primo giorno, papa Carmine ha superato la paura e si è convinto a tatuarsi per ricordare le imprese di Lorenzo. Il primo fu una linguaccia, gesto tipico della sua esultanza, per ultimo ha aggiunto la data del suo primo gol in Champions League al Borussia. E sul braccio c’è ancora spazio. Qui Lorenzo lo amano tutti e non lo fischierebbero mai, i calciatori napoletani vanno amati come ha detto Maradona. E sostenuti, come fanno tutti a Frattamaggiore.

Fonte: Il Mattino

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