Sotterfugi, contratti strappati e ceffoni, anche questo era l’ingegner Ferlaino

Nell’ambito della storia recente azzurra la lunga e articolata schiera di presidenti che si sono susseguiti sulla poltrona azzurra ha sempre lasciato strascichi polemici dettati dalle vicende che hanno condizionato e non poco l’andazzo della squadra, da sempre relegata del girone dei sofferenti per ciò che riguarda il proprio destino. Ma ci sono uomini e uomini, e questo l’ingegner Ferlaino lo ha sempre saputo, tanto da gonfiare il petto ogni qualvolta si tocca il tasto relativo al Napoli, dove conserva ancora gelosamente il titolo di “presidente degli scudetti”. Come dargli torto, soprattutto come spodestarlo da quel piedistallo costruito su solide, vincenti basi, non importa come conseguite, e non importa nemmeno come la sua storia personale si sia imbrigliata tirando fuori una figura di uomo che persevera in una carica che avrebbe fatto meglio a lasciare già da qualche anno prima. Ed invece, amore e passione in tasca, Corrado si è “abbracciato la croce” delle contestazioni, il fardello delle critiche feroci, anche di chi, qualche decennio prima, lo osannava e lo consacrava come uomo vincente del millennio partenopeo. Le vittorie hanno da sempre memoria corta, si fa sempre più presto a sostituirle con insuccessi ed errori, allora si che la gente rimette in circolo il nome, ma solo per calunnie e cattiverie, mica per riportare in auge quella storia quasi dipinta ad olio, come fosse un quadro di Botticelli, come se a realizzare l’opera fosse la mano astuta e sopraffine di un destino conscio di avere a che fare con un predestinato, un uomo che da molti era definito “scellerato e scavezzacollo” ma che ha vinto e saputo vincere.

Nel cesto impolverato scovato in cantina abbiamo tirato fuori due aneddoti della lunga quanto gulliveriana avventura presidenziale dell’ingegnere, tanto per evidenziare a maggior ragione l’estro di un personaggio che ha fatto passi nelle tortuose strade della dirigenza napoletana quasi come se fosse sempre stato investito di una carica che non sempre gli è appartenuto, con caparbia, cattiveria affarista, “sfacciataggine imprenditoriale” che ha delineato i tratti somatici di una fantastica opera manageriale. A partire dai primi anni settanta, Ferlaino doveva dar conto anche al presidente onorario Achille Lauro, pur sempre azionista della società, quando si trovava nei corridoi dell’Hotel Gallia a Milano per gestire le trattative del mercato azzurro. Una scocciatura dover dipendere, questo lo sapeva bene, ma la disinvoltura nel portare avanti le trattative che egli stesso riteneva adeguate erano più forti del dovere di mettere a conoscenza il “comandante”, tant’è che si prese la briga di concludere il contratto con il calciatore Clerici dal Verona, che era oramai un nuovo calciatore del Napoli. A mettere scompiglio nei piani di Corrado arriva una telefonata di Lauro che, come un fulmine a ciel sereno, lo gela in maniera inaspettata: “ Senti Ferlaino,  ho saputo che vuoi acquistare Clerici. Se lo compri lo fai a titolo personale. Altrimenti è guerra!”. A sentire le parole presidenziali bocciare la candidatura di un giocatore già di fatto acquistato misero in agitazione il futuro presidente azzurro, che a questo punto dovette agire in maniera alquanto scellerata e poco corretta.

Raggiunse il patron del Verona Geronzi ed il procuratore di Clerici Crociani ai quali chiese di rivedere il contratto appena stipulato per leggere alcune note su cui non si era precedentemente soffermato. Geronzi mise mano alla propria borsa e allungo il documento all’ingegnere che, con fare astuto e impercettibile tuonò: “Non se ne fa più niente, scusate e arrivederci“. L’incredulità dei due interessati venne ben presto sostituita dalla rabbia che accecò principalmente Crociani, il quale allungo un sonoro ceffone a Ferlaino, che dal suo canto avrà certamente preferito l’insano gesto a tutto ciò che una manovra del genere avrebbe scaturito al suo rientro negli uffici del comandante, che proprio in quei giorni aveva sposato la giovanissima “Kim Capri” (cinquant’anni di differenza tra i due) dopo la scomparsa di Donna Angelica, storica compagna, e l’unione con la nuova moglie non passo certo inosservata.Il blocco attuato da Lauro all’iniziativa di Ferlaino era figlio di controlli di bilancio necessari per far quadrare i conti di una società che doveva necessariamente rigar dritto se non la si voleva mandare al lastrico, e lo stesso Lauro più volte era dovuto intervenire per gestire in modo appropriato i danari per costruire la squadra, cercando sempre di concordare all’unisono le mosse da mettere in atto, evitando personalismi come nel caso di Clerici.

Ma non fu certo l’unico contratto strappato quello dell’allora calciatore veronese, infatti Ferlaino, a distanza di quasi vent’anni, confessò di aver chiuso un contratto sensazionale con l’allora presidente doriano Mantovani per l’acquisto del giovanissimo pupillo Gianluca Vialli, destinato ad una carriera ricca di successi. Ecco le parole di Ferlaino rilasciate al quotidiano “Il Mattino” alcuni anni fa: “A giugno del 1987, all’insaputa di tutti,  avevo acquistato Gianluca Vialli dalla Samp. Era il 17 giugno, da un mese avevamo festeggiato il nostro primo scudetto e cercavo altri rinforzi. Avevo raggiunto l’accordo con il presidente Mantovani sul mio yacht, il Double G, al largo di Positano. Affare concluso, nonostante le cento smentite che eravamo costretti a fare quasi tutti i giorni. Non ricordo la cifra, penso tra i sette ed i dodici miliardi, come scrissero i giornali dell’epoca che parlavano della trattativa. Dopo la firma con Mantovani, feci chiamare al telefono Vialli per parlargli, ma lui si mostrò scontento, voleva restare a Genova, mentre io volevo in squadra solo giocatori che desideravano la maglia azzurra. Così strappai il contratto”. Il Napoli acquistò poi il brasiliano Careca, che, a distanza di venticinque anni, possiamo dire sia stato molto più prolifico e decisivo rispetto a Vialli che, avrà anche vinto di più, ma resta pur sempre un calciatore che ha scelto piazze nettamente più forti sul piano politico oltre che quello sportivo. Due episodi coloriti, senza dubbio, ma legati in maniera emblematica alla figura eternamente passionale, nonostante i tratti in chiaroscuro, che il personaggio Ferlaino trasudava, un uomo al quale Napoli ed il Napoli devono molto, a cui hanno però saputo dare altrettanto, sotto tutti gli aspetti.

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