Marek Hamsik contro il Chievo prenota un posto da titolare e la fascia da capitano

Poco per volta, così il risultato è garantito. D’altronde secondo un antico detto locale “a carocchia a carocchia Pulecenella accerette ‘a mugliera”. Nel senso che, colpo dopo colpo, step dopo step, il capitano dovrebbe tornare a tempo pieno nei ranghi, affrancandosi definitivamente dall’infortunio al piede che l’ha bloccato per 53 giorni. Nello specifico saltando sei match di campionato e due di Champions per poi rientrare in Coppa Italia contro l’Atalanta, salutato dall’ovazione del pubblico. Due mezzorette in tutto, perché poi s’è aggiunta quella col Bologna. Controversa per la beffa finale e non per lo slovacco, che ha impresso vivacità, producendosi in tutto quel suo repertorio unico e inconfondibile. Ecco dunque il primo grande acquisto di gennaio, in campo ancor prima di Jorginho, battendo nel recupero (fisico) sia Reina, che Zuniga e Mesto. Meno male, ci voleva, urgeva. L’essenziale però è non farsi prendere dalla smania del full-time, perché se l‘Hamsik vero non è ancora quello visto nelle due mezzorette, si capisce però che la direzione del pieno recupero è quella giusta.

CRITICO. E’ tornato, per godersi il passaggio di turno in coppa, ma pure per fare ammenda dopo il flop bolognese. Un pareggio dal sapore talmente amaro da essere equiparabile ad una sconfitta. «Siamo furiosi, dovevamo vincere e non farci raggiungere all’ultimo minuto, su angolo e loro con l’uomo in meno» così a caldo sul suo sito dopo il deludente epilogo, ma non abbandonando la speranza: «La Juve con 12 punti in più? Obiettivamente difficile, ma la fine del campionato è ancora lontana e penseremo solo a noi stessi». Non aveva mai messo da parte i propositi di rincorsa al tricolore e, c’è da scommettere che, in cuor suo, sommessamente, non si sono del tutto dissolti. Critico sì, ma pronto a ribadire certi concetti, mediante i quali ha aperto già da tempo una pressoché illimitata linea di credito nel cuore dei tifosi: «Voglio fare altre duecento e passa partite con questa maglia» così lunedì a In casa Napoli su +N, rincarando: «Finché mi sentirò importante per questo progetto non mi muoverò».

A TEMPO PIENO. E’ dunque giunta l’ora e mezza di Marekiaro? Probabilmente sì. Tre giorni per Napoli-Chievo, un sabato pomeriggio (ore 18) da attendere con impazienza, con un languore che cresce, poiché c’è l’opportunità di tornare a tempo pieno. Gli indizi sono tutti al loro posto, a Marek (per sua stessa, recente ammissione) manca ancora del minutaggio, ma nonostante ciò potrebbe rientrare dall’inizio. Partire da titolare, con la fascia al braccio, cosa che non si verifica dallo Juve-Napoli del 10 novembre, perché poi col Parma riuscì a stare in campo per nemmeno dieci minuti. Per il riacutizzarsi dell’infortunio al secondo metatarso, con lo spettro di conseguenze ben più pesanti, che per fortuna non hanno avuto seguito.

LAMPI. Brillante di nuovo negli allenamenti come negli ultimi spezzoni in campo, incoraggiato ed incensato da Benitez, che lo inserirà verosimilmente nel trittico di trequartisti deputati ad irretire il Chievo. Probabilmente al solito posto, fra le due ali, che siano Callejon e Mertens o lo spagnolo ed Insigne, o il napoletano ed il belga. E’ ancora presto per dirlo e le carte, come di consueto, resteranno mischiate sino all’ora prima del match. Ma lui dovrebbe esserci, se non per tutta la partita, almeno per buona parte. S’è già ben notato che, subentrando all’ultima quando il Napoli era sotto di un gol, è riuscito ad integrarsi all’istante, dando un apporto significativo. Con due piedi ispirati in più in mediana quando c’è bisogno di maggior protezione, le aperture illuminanti e le improvvise incursioni nell’area avversaria. I lampi di Marekiaro, letale e invisibile come uno stealth.

FONTE Corriere dello Sport

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