Maraniello: “Dispiaciuto ed amareggiato per il comportamento dei tifosi del Bologna”

Dispiaciuto sì, amareggiato anche. Ma non certo pentito. «Lo rifarei di nuovo, certo. Anzi, direi ancora di insistere, di riprovare: la musica e Lucio Dalla non possono che unire i tifosi di Napoli, Bologna e di qualsiasi altra squadra. E poi Caruso? È una poesia che parla d’amore. Come si fa a oltraggiarla in quel modo? Quello che è successo domenica è una ferita per tutti». Gianfranco Maraniello è il direttore di Istituzione Musei Bologna. Maraniello è napoletano ed è tifoso del Napoli: è stato lui a lanciare l’idea di far suonare ”Caruso” prima della partita. Idea raccolta dal presidente onorario, al momento dimissionario, del Bologna Gianni Morandi. È andata male? «Non avrei mai pensato che finisse così: non certo perché avevo l’illusione che Lucio Dalla e ”Caruso” portassero distensione totale tra le tifoserie ma sognavo che almeno per qualche minuto tutti insieme, bolognesi e napoletani, si ritrovassero uniti a cantare la stessa canzone, in una sorta di ponte musicale che unisse le due città». Già, forse è stato proprio questa idea di condivisione a non piacere agli ultrà del Bologna? «Può darsi. Ed è un’occasione persa. Io vivo da sempre qui e tutto si può dire tranne che questa sia una città che fa discriminazione nei confronti degli altri». Però, quando hanno sentito i tifosi azzurri cantare a squarciagola ”te voglio bene assaje” lo hanno considerato un oltraggio. «Non lo so che cosa è scattato, ma certo non è andato come pensavamo. Era un’idea semplice, romantica: ma la cultura dello stadio, o forse è meglio dire l’incultura, è qualcosa che non sempre si riesce a comprendere e a prevedere».

Niente da fare: al tifoso-nemico non viene concesso nulla. Neppure di cantare Lucio Dalla che del Bologna peraltro ha inciso l’inno ufficiale. «Conoscevo Lucio e so bene l’amore che lo legava da bolognese verace a Napoli e alla musica napoletana. E mi fa piacere che i napoletani abbiano dimostrato il grande amore che hanno ancora nei suoi confronti». I fischi, i cori e quel ”Vesuvio lavali con il fuoco” hanno però spento tutto: la musica e l’idea. «Ha prevalso il rituale degli ultrà rispetto alla romanticismo dell’iniziativa. Sono certo che a Lucio avrebbe fatto piacere che ”Caruso” venisse suonata prima di un Bologna-Napoli». Perché ha scelto “Caruso”? «Perché è come un inno nazionale, ormai. La conoscono ovunque e infatti stava andando bene: i napoletani cantavano a squarciagola, onorati di rendere omaggio in questo modo a un’artista che era tifoso del Bologna vero». Morandi dice di essersi vergognato? «Ha ragione. Ma anche io spero che ritiri le dimissioni. Il calcio ha bisogno di figure che uniscono e lui è un monumento che non può che far bene a questo mondo decisamente ammalato».

FONTE Il Mattino

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