Napoli, trampolino di lancio? No, un punto di arrivo!

Basta poco per innamorarsi di Napoli. Fonte di ispirazione di poeti, artisti e scrittori, i quali, di passaggio, si sono imbattuti nelle bellezze del posto e non hanno potuto fare a meno di osservarle con occhi meravigliati.
La mancanza di questa città, talvolta, si percepisce piano, in modo silenzioso. Il calcio ha insegnato a tanti giocatori che vivere a Napoli non è semplice: il troppo calore a volte può soffocare, ma quando ti ritrovi in un altro posto quasi ti mancano, poi, quegli abbracci “inaspettati” di un tifoso napoletano mentre passeggi per strada, di quelli che allo stadio urlano innumerevoli volte il tuo nome e di altri che ti considerano un punto di riferimento, un idolo insomma.
Negli ultimi anni diversi “re di Napoli”, in primis “O’ Pocho” Lavezzi e “O’ Matador” Cavani, hanno abdicato dal regno del San Paolo per trasferirsi in corti, certamente più ricche, ma povere di amore. “Uno, nessuno, centomila”: qui sei l’unico, nel resto del mondo uno come tanti.
Le parole dell’argentino Lavezzi qualche tempo fa, quando si trovava insieme ad Higuain in nazionale, hanno manifestato quanto i ricordi di una città e di un tifo così possano restare sempre impressi: “Si tratta di un luogo unico: se fai bene le cose che accadono non si verificano in nessun’altro posto del mondo. E quindi bisogna godersele, perchè quando vai via poi ti rimangono.” Stampate nella mente e nel cuore.
L’animo “provinciale” di una squadra risorta appena nove anni fa dalle ceneri, sembra solo un vecchio ricordo. Ora è un Napoli da Champions, da grandi palcoscenici e da grandi numeri. No, non definite questo club ‘trampolino di lancio’, ha tutto per essere un punto di arrivo per un giocatore: un tifo da coppa UEFA, un progetto, una passione e una rosa importante . In città si vive di pane amore e pallone e si mastica calcio continuamente. Al massimo, un tuffo dal trampolino lo si può fare nelle acque di Mergellina.
L’arrivo di campioni con la c maiuscola e la ti conferma di altri, Hamsik, ad esempio, emblema che alcuni valori non sono ancora scomparsi, hanno testimoniato la crescita esponenziale di un club spesso bistrattato: Callejon, Higuain, Reina e Albiol ma soprattutto del mister, rinomato ormai per la citazione del “tram a muro” (ascensore), Rafael Benitez Maudes, carriera top, vincitore in ogni club che ha allenato. No, non è pazzo, non ha deciso Napoli senza un perché. Ha sottolineato più volte che questa è una scelta bellissima con un progetto importante.
Domenica, dopo la gara di Verona, l’agente di Mertens, Soren Lerby, ha lasciato delle dichiarazioni di tutto rilievo ai microfoni di Radio CRC: “Dries sta benissimo a Napoli, adora questa città e anche la sua famiglia si trova benissimo, Napoli non è un trampolino di lancio, sta bene in azzurro e non si muove”. Parole di orgoglio e di vanto.
Non bisogna però fermarsi qui, la strada per il successo ha ancora davanti a sé insidie ma la voglia di alzare al cielo qualcosa di speciale non manca. In amore si dice che vince chi fugge, nel calcio, invece, vince solo chi resta e ama la maglia che indossa.

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