Di Francesco sgambetta Benitez: il Napoli inciampa contro gli ultimi della classe

NapSasClamoroso al San Paolo: gli ultimi fermano i primi. E con pieno merito. Anzi, senza due interventi di Pepe Reina, il Sassuolo avrebbe portato a casa due punti in più: il veleno, come dicevano i padri latini, sta spesso nella coda. Rispetto a domenica, due squadre…alla rovescia. Il Napoli dell’impresa a San Siro irriconoscibile in peggio, gli ospiti della disfatta con l’Inter trasformati in meglio. Ma se era prevedibile che dopo gli schiaffoni rimediati in casa Eusebio Di Francesco riuscisse a ottenere dai suoi almeno una reazione orgogliosa, il passaggio a vuoto di un Napoli accolto dai fuochi di artificio per celebrare il colpaccio ai danni del Milan va archiviato alla voce amarissima sorpresa.

Resurrezione Il Sassuolo ha giocato bene, è stato addirittura più pericoloso degli azzurri, li ha soverchiati sul piano della manovra per ampi tratti del match. Va dato atto al suo tecnico di aver saputo tirare fuori una prova di livello da una disfatta e con appena tre giorni a disposizione. Cambiando l’assetto difensivo e infondendo fiducia agli uomini martirizzati domenica dai sette gol interisti, Di Francesco ha visto in campo una squadra ordinata, capace di chiudersi e ripartire senza affanni o titubanze, che non ha mai sofferto il confronto con la ex capolista. Certo, il portiere Pegolo ha compiuto almeno due interventi importanti, questo pure va segnalato, ma in generale nemmeno il più sfegatato dei tifosi azzurri, può recriminare sull’esattezza di questo pareggio che frena la marcia del Napoli impedendo a Benitez di iscrivere il suo nome nella storia del club per il numero di successi iniziali. Tutti aspettavano il quinto, cioè il record: figuriamoci se il fanalino di coda può darci fastidio… E’ arrivato lo stop.

Turnover Capita, non spesso, ma capita. La Curva comprende e alla fine, esauriti i sibili di delusione, arriva qualche applauso di incoraggiamento. Del resto, con gli impegni ravvicinati alle porte, si può comprendere come Rafa Benitez abbia voluto apportare diversi cambi dando spazio a chi finora era rimasto in disparte. Non gli è andata bene. Se Mertens, il vice Callejon, ha vivacizzato perlomeno sul piano del dribbling e delle incursioni la fascia mancina di competenza, senza comunque mai trovare la giocata risolutiva, la prima grossa stecca è arrivata da Pandev, collocato a destra: mai visto, eccezion fatta per una telefonata a Pegolo.

Gli assenti Ma pure un altro celebrato protagonista, un punto di forza costante della formazione azzurra, cioè Hamsik, ha vissuto una serata anonima. Priva di acuti, la sua prestazione è risultata addirittura ininfluente quando, nella ripresa, la panchina sollecitava un cambio di ritmo, una maggiore determinazione: il Napoli pensava che il successo sarebbe arrivato per grazia divina? Bisognava sudarselo, ma la squadra non ha saputo cambiare ritmo nemmeno con gli inevitabili innesti di Callejon e Insigne. Entrati troppo tardi per poter incidere.

Gioielli La sfida, interessante pur se non esaltante, è stata caratterizzata in avvio da due capolavori balistici, firmati da Dzemaili e Zaza racchiusi un cinque minuti. Il classico botta e risposta. Il centrocampista partenopeo ha spedito un siluro da lunga gittata proprio nell’angolo dove il portiere non poteva arrivare. Il centravanti emiliano ha fatto anche di meglio indovinando una traiettoria perfetta da posizione defilata, un diagonale di rara bellezza. Reti da applausi a scena aperta in un contesto che per il resto non ha regalato altre prodezze. Pure perché Higuain è stato servito poco e male da una squadra lenta, con le idee appannate e priva persino di quella carica agonistica che il San Paolo, di norma, riesce a infondere. L’unico pallone del 2-1 è capitato sul piede non elegante di Fernandez, a inizio ripresa. Occasione pareggiata nel finale dal volo con cui Reina ha negato a Kurtic la rete del boom.

Fonte: La Gazzetta dello Sport

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