L’editoriale di Ivan De Vita: “Rossoblu, ancora tu! Ma non dovevamo vederci più?”

editoriale_ivan_de_vitaCi siamo. Tre mesi consumati dall’ultima apparizione ufficiale. Tre mesi di agonia e passione, avvilenti ed esaltanti. Forse i più frenetici dell’era De Laurentiis ma anche i più accattivanti. Un turbinio di notizie e sensazioni, stati d’animo shakerati e riversati sull’alba della nuova stagione. Il tempo delle chiacchiere non si è esaurito, ma si accomoda in platea. Da domenica investimenti e speranze rotoleranno sui campi.

Il Napoli targato Benitez esordisce al San Paolo alle 20,45. Non poteva che essere il Bologna di Pioli a tastare la consistenza dell’Aurelio-revolution. Il sorteggio dei rossoblu alla prima giornata ha fatto torcere il naso un po’ a tutti. Una bestia nera ai nastri di partenza di un’avventura tutta da scoprire è certamente sconsigliabile.

La mano del destino sembra non voler mai dipingere sfide amorfe tra queste due squadre. I felsinei hanno sempre rappresentato un crocevia determinante per i partenopei almeno nelle ultime tre stagioni, con gioie e lacrime a senso alterno. Nella prima stagione di Edinson Cavani a Napoli, con il Matador irrequieto supporter sugli spalti dell’Ara, gli azzurri conquistano tre punti decisivi per l’accesso in Champions sbancando Bologna: 2-0 grazie a Mascara ed Hamsik. Stesso risultato ma in direzione opposta l’anno successivo, altolà indigesto nel cammino verso le grandi d’Europa.

L’anno scorso ganci e colpi bassi all’interno di pochi round. In tre terribili giorni di dicembre Pioli viola Fuorigrotta ben due volte: prima sul filo di lana in campionato grazie al redivivo Portanova; poi sbattendo fuori i partenopei dalla Coppa Italia, grazie ad un immenso Konè ed una banda di ragazzini. Insomma, un incubo. Una sentenza. Il terrore di doverli incontrare ancora. Rosso e blu che ingoiano l’azzurro a mo’ di tempesta di fine estate.

Il fato beffardo salda sempre il conto. Si diverte a puntare insistentemente sullo stesso numero fino a far impazzire la roulette russa. Ancora una volta a maggio, ancora una volta ad intralciare la strada verso il Paradiso, Mazzarri e i suoi beccano il mostro rossoblù. Per di più nella sua felsinea dimora. Non erano complessi d’inferiorità, perché il valore assoluto del Napoli sovrastava quello della troupe di Pioli. Ma gambe e cuori tremavano ugualmente, l’incantesimo sembrava cristallizzato, incrollabile. Per fortuna i tabù nascono per essere sfatati. E se hai gente del calibro di Hamsik e Cavani addirittura la scaramanzia finisce per inchinarsi. Alino Diamanti, quella sera, non ha postato nessuna foto sorridente su Twitter in compagnia di reperti archeologici. E “o’ surdat nnammurat” non è strato stuprato da accenti poco idonei. V per vendetta!

Le guerre, come gli esami, non finiscono mai. Una nuova battaglia è alle porte. Nessun traguardo in palio, ma come al solito non una gara banale. E’ il primo Napoli dopo la mutazione estiva, cantiere aperto di un’opera maestosa. 50000 voci a spingere il nuovo carro, il rodaggio potrebbe richiedere tempo. Globalizzazione in corso, anche se la perla Higuain non deve distogliere la dirigenza dalle lacune pericolose in difesa e a centrocampo. E sarebbe davvero irritante farcelo ricordare dai soliti noti emiliani. Bologna, ancora tu! Capitolo sesto, pagina bianca…

Ivan De Vita

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