De Giovanni: “Cavani rispetti i tifosi, prenda una decisione una volta per tutte”

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Ecco l’articolo a firma di Maurizio De Giovanni sulle colonne de “Il Mattino”

Alzi la mano chi, a queste latitudini, non ha provato un piccolo brivido lungo la schiena entrambe le volte che il Matador ha collocato la palla alle spalle del pur bravo Buffon. Per carità, razionalmente eravamo tutti dalla parte azzurra e non celeste, univocamente a sostegno del sogno, poi realizzato, di finire più che onorevolmente questa Confederations Cup piuttosto inutile; ma è che siamo così abituati a gioire, vedendolo scuotere la criniera sotto la curva, che l’istinto è stato quello di balzare sulla poltrona e di sorridere.

Forse i più anziani hanno ricordato una certa semifinale di un campionato del mondo, una Italia-Argentina giocata improvvidamente al San Paolo, che mise settantamila cuori in tumulto e che suscita ancora un vago senso di colpa in chi c’era. Ora come allora, al tifoso non è certo rimproverabile la soddisfazione di pensare che il migliore di tutti è un giocatore del Napoli, e non per questo si vogliono tentare paragoni blasfemi; il sorriso che è venuto da questa consapevolezza è stato quindi più che umano. Per altro lo stesso sorriso è stato spento di lì a pochissimo, quando all’inopportuna domanda di un certo giornalista Cavani ha risposto nel modo sbagliato, scegliendo cioè di non rispondere. In particolare, Alessandro Alciato, cronista di Sky che fino ad allora si era distinto per sensibilità e bravura, ha chiesto: siccome la tua storia col Napoli è finita, sceglieresti il Real o il Chelsea? E il lungo crinito centravanti ha risposto, con un mefistofelico sorriso: preferisco non rispondere, per ora.

Due schiaffoni sul morale del tifoso azzurro. Un giornalista che ha fatto male il giornalista, dando per scontata una cosa che scontata non è o non dovrebbe essere, e un idolo della curva che si dimentica della curva, non rispondendo alla stupida domanda come avrebbe dovuto, e cioè: io sono un calciatore del Napoli, ho un contratto fino al 2017, e solo se qualcuno si dovesse presentare coi 63 milioni della clausola rescissoria esamineremo la possibilità di una cessione del sottoscritto. Sarebbe stato meglio, ma la risposta è stata diversa. Su queste colonne abbiamo chiesto più rispetto ai tifosi per quello che Cavani ha dato al Napoli, quando sono usciti per strada alcuni striscioni che esprimevano disamore per il centravanti; stavolta chiediamo al signor Cavani di portare più rispetto per una squadra e una tifoseria che lo hanno fatto grande, incentrando un progetto tecnico su di lui e mettendolo in condizione di proporsi all’attenzione dei più grandi club del mondo.

Vorremmo sommessamente ricordare al signor Cavani che a Palermo ci fu chi tirò un sospiro di sollievo quando andò via, e che in nazionale solo saltuariamente ha potuto esprimere il proprio talento realizzativo, relegato com’è sulla fascia per far posto a Forlan e Suarez. Vorremmo far presente al signor Cavani che solo la scorsa estate ha apposto la riverita firma in calce a un contratto che ne ha fatto uno dei calciatori più pagati al mondo, contratto che sarebbe tuttora valido anche se avesse segnato due soli gol nella passata stagione, e se la squadra fosse retrocessa ignominiosamente.

Ci aspettiamo chiarezza, insomma. Nella consapevolezza che temporeggiare ulteriormente, nell’attesa che i reclamizzati sceicchi arabi e petrolieri russi decidano o meno di offrire quanto si deve per acquisire le prestazioni di un calciatore che, valga o meno questa cifra, oggi costa 63 milioni di euro, danneggerebbe immensamente questa squadra; la quale non a caso a oggi ha acquistato ufficialmente il solo Mertens, anche se decine di nomi gravitano attorno alla testa di Bigon come stelle filanti. Invece di perdere tempo a dare risposte sciocche a domande sciocche, che Cavani dica chiaramente e fuori dai denti se intende essere ancora il centravanti del Napoli, e se davvero c’è qualcuno che lo vuole; e che la società decida se vuole far valere il contratto, come tutti ci auguriamo, o se preferisce accontentare il proprio dipendente, evitandogli malinconici mal di pancia e cedendolo alla cifra massima possibile e comunque inferiore alla clausola se nessuno dovesse offrire abbastanza. Perché questo surplace da ciclismo su pista fa male a tutti, e soprattutto al nascente Napoli di Benitez: quindi fa male ai tifosi.

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