Maurizio De Giovanni: “Matador ti amo, ma se te ne devi andare, vattene ora, non farci soffrire”

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Ecco l’articolo su “Il Mattino” a firma di Maurizio De Giovanni

Nella grande casa che il tifoso del Napoli ha nel cuore, come ogni estate, sono cominciate le grandi manovre: gente che va, gente che viene, gente incerta all’ingresso, gente che guarda dalla finestra scrutando l’aria che tira, indecisa tra il prendere il largo o rimanere da queste parti. C’è perfino chi medita di cambiare ambiente ma soltanto per un po’. Per poi tornare forte di una buona stagione altrove disputata e avere quindi a disposizione un ambiente più comodo e spazioso. Un hotel, insomma; di quelli che hanno cambiato categoria e da scomodi alberghi un po’ in decadenza sono diventati residence di lusso, a cinque stelle, ambiti e un po’ invidiati. Naturalmente non tutti gli ospiti, nel Grande Albergo del cuore del tifoso, hanno la stessa rilevanza.

Abbiamo visto già partire Hugo Campagnaro, e non avremmo voluto: il Toro è un immenso professionista, che ha dato l’anima in campo fino all’ultimo; legittimamente desiderava un contratto lungo e oneroso che la società, altrettanto legittimamente, ha ritenuto di non offrirgli. La sua partenza (ciao, Hugo, non ti dimenticheremo), concordata da un semestre e più, è stata un rospo difficile da digerire; ma è stato anche il primo squillo che ha fatto pensare a tutti che la Milano nerazzurra era pronta ad accogliere anche altri partenti dal Vesuvio, oltre il terzino argentino. Infatti lo hanno seguito Mazzarri e il suo staff, con modalità che hanno lasciato più di un’ombra di dubbio nello spirito pur tollerante dei tifosi. Personalmente non ci sentiamo di augurare al mister di San Vincenzo la stessa fortuna che abbiamo augurato a Campagnaro, se non altro per il fatto che la panchina dell’Inter è quella di un’importante avversaria del Napoli. La gratitudine non arriva all’autolesionismo, insomma. Ma non tutti gli ospiti sono uguali. Per questo motivo guardiamo quotidianamente alla stanza del nostro cuore in cui il Matador ancora abita, chiedendoci amleticamente chi la occuperà l’anno prossimo, se lo stesso uruguaiano dai cento e passa gol o qualche altro bomber, magari straniero, al quale dovremo affezionarci ex novo.

Il tormentone è appena all’inizio. Ci chiediamo una volta al minuto se Mourinho, Ancelotti, Pellegrini hanno presentato ai propri facoltosi presidenti la richiesta di avere Cavani alle dipendenze; se questi saranno in grado o avranno la volontà di accontentarli; se saranno disponibili a mettere insieme la rilevantissima cifra, settanta milioni di euro compresi i premi di valorizzazione, o se gli sarà concesso da un De Laurentiis attirato dalla concretezza della plusvalenza uno sconto più o meno grosso; se soprattutto la cifra garantirà al nuovo nume tutelare Benitez la squadra che vuole, per essere da subito competitiva. Ci dispiacerebbe, e tanto, vedere il Matador scuotere la criniera con un’altra maglia addosso. Nessuno come lui, nell’era successiva al Dieci che è ancora il Capitano del nostro cuore, ci ha fatto vibrare l’anima; nessuno come lui ci ha fatto intravedere il primo posto a portata di mano; nessuno come lui ci ha fatto sentire in grado di sederci, ancorché non ai posti d’onore, alla tavola dei Grandi d’Europa.

Ma se così dev’essere, è necessario che avvenga prima  possibile, e per due motivi: il primo, tecnico, è che i manager azzurri dovranno avere il tempo di completare il difficilissimo compito di reperire il giocatore o i giocatori che dovranno sostituire cotanto centravanti, con l’adeguato bagaglio di gol e di assist che lo straripante uruguaiano forniva, oltre al fondamentale apporto difensivo. Il secondo, e forse più importante, è che questo tira e molla, questa terribile alternanza di sollievo e tristezza, euforia e disperazione, preoccupazione e ottimismo ci porterebbe tutti in breve tempo alla follia. Quindi, caro Matador, fallo per il nostro precario equilibrio nervoso: se devi andartene, ti preghiamo, fallo subito. Non dannarci la sospirata estate.

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