L’editoriale di Ivan De Vita: “L’uomo che non conosce medaglie d’argento”

editoriale_ivan_de_vita27 maggio 2013. 21.08. Inutile dirlo, eravamo tutti avvinghiati ad un pc. Tutti in attesa che il balconcino di Twitter si aprisse e mostrasse a sei milioni di cuori azzurri la sagoma del nuovo tecnico del Napoli. Habemus Rafa, ha cinguettato De Laurentiis. L’ovazione è stata immediata, vertiginosa. Era il nome che tutti volevamo. Una scelta che ha incredibilmente uniformato anche l’anarchico mondo dei media, marchiata come ambiziosa e vincente. Il progetto partenopeo meritava un degno erede di Mazzarri, traghettatore dei nostri sogni fino alle sponde del Paradiso. Il patron non si è limitato a rimpiazzarlo, ma ha voluto osare. Segno della svolta che da tempo attendevamo? Sarà il mercato a dare l’ardua sentenza. Intanto l’eco internazionale dell’ex Chelsea è chiaramente un buon dì. E una frecciatina a Mazzarri e ai suoi stimoli svaniti.

CECCHINO DA TROFEI. Il pedigree di Rafa Benitez ingolosisce e non poco. Uno che accetta le sfide e difficilmente ne perde una. “Voglio vincere subito a Napoli”, ha scritto la sera stessa sul suo sito ufficiale. Un dissennato, un visionario. Chi conosce la nostra poliedrica piazza sa che esporsi in maniera così netta potrebbe rivelarsi un pericoloso boomerang. Un macigno caricato sulle spalle in una giornata torrida. Ma lui quelle spalle ce le ha larghe, con un’autostima dipinta a mano dal suo passato. Ha vinto sempre, ovunque. Ha vinto al primo colpo. Titolo spagnolo nel 2001 all’esordio a Valencia. Champions League con il Liverpool nella finale thriller di Istanbul con il Milan. All’Inter esperienza in chiaroscuro, ma appena atterrato a Malpensa aveva già infilato in saccoccia la Supercoppa Italiana. Infine il Chelsea nella stagione scorsa: un cavallo di razza che non ha mai galoppato, agganciato in corsa e trascinato alla vittoria dell’Europa League. In buona sostanza, un uomo che se si fosse dedicato al tiro al piattello avrebbe macinato record su record. Vi state sfregando le mani?

APPEAL. L’aspetto europeista del nuovo tecnico azzurro inciderà decisamente sull’immagine del Napoli nel mondo. La gestione De Laurentiis ha già saputo proiettare il club campano nella top 20 dei brand calcistici mondiali, un successo perseguito con ardore e strameritato. Il marchio Napoli ora fa gola a tanti sponsor, un circuito economico che può solo essere salutare. In quest’ottica Bigon sta già valutando un paio di possibili tournée che potrebbero vedere il team azzurro protagonista, negli Emirati Arabi durante le vacanze natalizie e in America la prossima estate. Esportazione del marchio, merchandising a gonfie vele sfruttando l’appeal di Cavani e compagni che sta crescendo all’estero, aiutato ovviamente dalla diffusione virale di tifosi napoletani. Il fascino del nuovo che avanza, supportato dalla fama di un signore del calcio come Benitez, ha improvvisamente alzato l’asticella dei nomi che ronzano intorno al mercato partenopeo. David Luiz, Mascherano, Lucas Leiva, Raul Meireles, Ramires, Torres, Dzeko: tutti calciatori che sembravano appartenere ad una dimensione parallela fino a qualche mese fa. Ora sono tutti accostati alla maglia azzurra e, al di là delle solite bufale da fantamercato, qualcuno sarebbe addirittura alla portata.

RIVOLUZIONE. Il mister sta analizzando il materiale a disposizione e nel frattempo spulcia il suo software alla ricerca di talenti. Ha già avanzato richieste a Bigon su almeno tre innesti di spessore ed esperienza tra difesa e centrocampo. Rafa hai i suoi pupilli, il Napoli deve rispettare il tetto ingaggi. De Laurentiis è pronto a staccare il tagliando dei 3 milioni, ma vietato fare follie. Certo è che un allenatore col carisma del 53enne madrileno non ha accettato la corte del Vesuvio senza sostanziali garanzie sugli investimenti futuri. Il tesoretto dipenderà molto dalla cessione di Cavani, con il quale lo spagnolo vuole parlare a quattro occhi per convincerlo a restare. A cambiare sarà certamente il modulo. Sotterrata la difesa a 3, emblema del Napoli dagli anni della serie C, si va verso un 4-2-3-1. L’attesa e la curiosità sarà per gli interpreti. Non esisteranno più “titolarissimi”, giocatori intoccabili a prescindere dal loro rendimento in campo. Cannavaro, Britos, Maggio, Inler e lo stesso Pandev dovranno sudarsi il posto nell’undici titolare e non sentirlo acquisito per grazia ricevuta. Inoltre c’è il rebus Zuniga, più idoneo di Armero in entrambe le fasi nel ruolo di quarto a sinistra e purtroppo ancora non depennato dalla lista di sbarco.

Un frullatore in pieno fermento dal quale dovrà spuntare un Napoli nuovo di zecca, pronto al palcoscenico Champions ma allo stesso tempo a caccia di nuove certezze. Una di queste è sgattaiolata via con il fido Walter: la preparazione atletica. Il Napoli negli ultimi tre anni è tra le squadre con il minor numero di infortuni in Italia. Non è solo fortuna, ma frutto di un piano certosino e specifico per ogni calciatore della rosa. Un ruolo non proprio marginale nel conseguimento dei traguardi raggiunti. Il team di esperti seguirà l’allenatore toscano a Milano, laddove troverà una società martoriata dalle defezioni. Il nostro primato va mantenuto e consolidato. Benitez lo sa, non prende certo insegnamenti da me. Il marmo c’è, afferri martello e scalpello. Le sue mani partoriscano la scultura perfetta.

Ivan De Vita

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