La tragica maratona di Richard Swanson

RichardSwanson-375x375Richard Swanson, 42 anni, ex calciatore, è tragicamente scomparso poche settimane fa, mentre tentava di andarsene a zonzo col pallone fra i piedi con l’obiettivo di raggiungere San Paolo dopo aver attraversato undici stati diversi. L’obiettivo era quello di realizzare un’iniziativa benefica a favore della “One World Futbol Project”, organizzazione californiana che ha come finalità quella di donare palloni da calcio ai ragazzini dei paesi in via di sviluppo.

E infatti Richard aveva iniziato il percorso della sua impresa proprio con un pallone azzurro tra le braccia, palleggiando e dribblando lungo il suo cammino, divertendosi e attirando l’attenzione di tanta gente, che, già dopo poche decine di chilometri, aveva iniziato a seguirlo dal web, attraverso i social network e la rete di contatti che poco a poco stava iniziando ad allargarsi.

Invece, sulla US Highway 101 di Lincoln City, in Oregon, al chilometro 430 dalla partenza, solo all’inizio di quel lungo sentiero di allegria che avrebbe dovuto fargli percorrere circa 16mila chilometri fino al Brasile, prossima sede dei Mondiali di calcio del 2014, Richard Swanson è stato investito da un furgone. Inutile la corsa in ospedale. L’ex calciatore statunitense si è spento laddove non avrebbe immaginato di interrompere la sua corsa verso il suo Mundial.

Richard Swanson, oltre che calciatore, era stato anche investigatore privato. Prima della sua scelta di sostenere la “traversata” solitaria targata One World Futbol Project, Richard era stato licenziato dalla società di design per la quale lavorava. L’episodio lo aveva definitivamente indotto a decidere in maniera drastica di cambiare la propria vita, passando per un’impresa che avrebbe reso un importante servizio a una nobile causa e gli avrebbe assicurato anche una giusta popolarità.

Sulla sua casacca di “battaglia” c’era scritto “un uomo, una palla, 10mila miglia”. Era il motto dell’uomo dribbling, come era stato più volte soprannominato.

Richard aveva scelto la solitudine di una strada in cui non sarebbe stato mai solo. Avrebbe percorso un pezzo di pianeta, la trasversale di una storia lunga tanti secoli, lungo un crinale dove avrebbe potuto guardare il fondo della fatica e il sorriso della gloria.

Lo avrebbero accolto le strade piovose dell’America grigia e gigante, i lunghi stradoni cittadini, le vie di campagna del continente color pastello, fino al profondo sud della grande frazione latina, quella terra sconfinata che da secoli reclama la sua libertà prestando al mondo la sua inesauribile carica di allegria. Il viaggio di Richard si è interrotto perché la strada è una cosa che riserva pure, forse soprattutto, la malasorte e il suo innumerevole campionario di insidie e di tranelli.

Non sarebbe giusto farsi bastare, a mo’ di banale consolazione, che Richard Swanson potrebbe essersi accontentato del nobile e impavido tentativo. Meglio fermarsi qui. Lui è andato oltre. Fine retorica, inizio strada per quelli come Richard Swanson.

Sebastiano Di Paolo, alias Elio Goka

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