Esclusiva SN – Marco Marsullo: “Il calcio è la vita. Certe imprese del Napoli mi hanno entusiasmato”

Marco MarsulloMarco Marsullo è un giovane scrittore napoletano. A gennaio del 2013, il romanzo “Atletico Minaccia Football Club”, edito da Einaudi, ha consacrato il suo talento. Marsullo, classe ’85 e brillante creatività, ha esordito come autore nel 2009, riscuotendo subito i favori di pubblico e critica. Oggi scrive per la Gazzetta dello sport e non ha intenzione di fermarsi. Tifoso del Milan, ma simpatizzante delle squadre meridionali, considera il calcio la sua vita.

Caro Marco, nel tuo ultimo romanzo, “Atletico Minaccia Football Club”, racconti di un calcio grottesco, commediante e depresso. In parte tragico, sia pur in chiave moderna. Qual è, secondo te, l’aspetto più tragico del calcio odierno.

Come viene rovinato. Il calcio scommesse, le combine e tutte le forme corrotte del pallone sono la violazione peggiore a questo sport. Quando ascolto di certe notizie, cerco di far finta di non averle ascoltate, come se certi avvenimenti non accadessero. Inoltre, secondo me, oggi l’aspetto epico del pallone risente dell’atteggiamento collettivo, che non sa più ironizzare sul calcio e sulle sue vicende. Il tifoso è una figura che si prende troppo sul serio, e prende sul serio pure una cosa che dovrebbe essere ragione di allegria.

Perché, a parer tuo, il calcio meridionale è poco vincente? È soltanto una questione di rigore e di “serietà”?

Prima di tutto per un fatto economico. Alcune squadre del nord appartengono, storicamente, a grandi gruppi di potere, e nel calcio, si sa, vince chi spende e chi può spendere di più. Ma c’è una cosa che riscontro nelle squadre del sud. Una maggiore capacità di resistenza. Anche quelle che dispongono di risorse minori, riescono comunque a fronteggiare la disputa sportiva. Un grande esempio è il Napoli di De Laurentiis, che, con una gestione oculata e per nulla spendacciona, è stato capace di portare il Napoli ad alti livelli. La corsa Champions della scorsa stagione mi ha entusiasmato, e l’ho seguita con grande passione. Vedere il Napoli battere il City sceicco mi ha riempito di orgoglio. Anche la vicenda Lavezzi va letta in un altro modo. Secondo me, De Laurentiis ha fatto bene a cederlo a quella cifra, soprattutto perché ha subito dato fiducia a Insigne. Il calcio si fa così.

Nel tuo libro racconti l’hinterland napoletano e la provincia campana. Come credi che la periferia meridionale si rapporti ai grandi centri cittadini?

Ho avuto modo di conoscere molto bene anche la provincia casertana, e ho notato di come, molto spesso, tutto sembra avvenire in scala. Ma il livello di attenzione non si abbassa, così come non si abbassa il livello passionale delle cose. Talvolta, nella provincia, sembra che tutto s’intensifichi, forse perché l’attenzione è più concentrata in uno spazio più piccolo.

Molti grandi personaggi hanno interpretato il calcio come metafora della vita. È la dimostrazione che spesso le cose serie passano anche attraverso il gioco?

Il calcio è la vita. Io la penso come Pasolini e come tutti i grandi scrittori che hanno approfondito il calcio come sistema esistenziale. Credo che niente riesca a definire la mia concezione del pallone come questo concetto. Per me, il calcio è la vita.

Marco Marsullo, che si definisce un tifoso in perenne trasferta, serba con entusiasmo le sue dosi d’incanto, senza disperdere nemmeno un po’ della sua passione e della sua creatività. La redazione di Spazio Napoli lo ringrazia per l’attenzione e per questa intervista.

Sebastiano Di Paolo, alias Elio Goka  

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