Mazzarri, un addio già scritto, tanti i motivi

Mazzarri contro il tabù Olimpico: romperlo oggi significherebbe sognare

Pare ormai cosa già fatto, l’addio di Walter Mazzarri. Parole criptiche in conferenza stampa, ancora una volta, quelle del tecnico di SanVincenzo, che però sembrano preludere ad un addio. Tutto verrà svelato solo tra pochi giorni, dopo Roma-Napoli e dopo l’incontro (l’ultimo?) con il patron De Laurentiis. “Il Mattino” dà però l’addio per certo, ed ecco i motivi.

Una lunga riflessione, quella di Mazzarri, che parte da lontano. Una scelta tormentata, difficile, quella dell’addio ormai solo da ufficializzare. In questo senso tanti segnali sono arrivati in settimana, da quelli di domenica scorsa al San Paolo a quelli della cena Champions di mercoledì sera, agli ultimi della conferenza stampa di ieri mattina a Castelvolturno. Il cuore e la razionalità. La passione e la testa, l’uomo e il tecnico. Il tifoso e il professionista. Combattuto l’allenatore toscano, dopo quattro anni vissuti a Napoli ad altissima intensità. Molto combattuto in questi ultimi mesi mentre il suo primo compito era quello di portare il Napoli il più in alto possibile: missione centrata con il secondo posto, la Champions League diretta e il record dei punti.

I dubbi, la tentazione di provarci ancora a Napoli spinto dalle manifestazioni di affetto dei tifosi, addirittura commosso per gli applausi riservati a lui e alla squadra, prima e dopo la partita contro il Siena. Il tecnico ha vacillato ripensando su una scelta che dentro di sè aveva già preso, quella di chiudere qui il ciclo straordinario con il Napoli perché ritiene che non ci siano più i presupposti per migliorarsi. Cioè ritiene che non esistano i requisiti per poter ripartire l’anno prossimo ad armi pari, o con qualche arma in più, rispetto alle altre grandi per poter vincere lo scudetto. La ricetta di Mazzarri per vincere è quella di giocatori già pronti tipo Dzeko, Gomez e Osvaldo per il prossimo attacco se dovesse andare via Cavani, i famosi top player, quei giocatori che possano prendersi solo se si decide di aumentare il tetto ingaggi. I top player che chiese già l’estate scorsa e due estati fa (vedi Vidal, Vucinic, Meireles, Diarra, Ivanovic). Mazzarri ritiene che solo così possa farsi il salto di qualità definitivo, strategia diversa da quella del club che presuppone il consolidamento stabile ai vertici del Napoli, la crescita continua del club anche attraverso la valorizzazione di giovani promettenti e nel pieno rispetto del fair play finanziario.

E così Mazzarri ritiene di non poter dare più quel valore aggiunto per colmare il gap con le squadre attrezzate meglio dal punto di vista degli ingaggi. Non era l’ingaggio personale a poterlo convincere. Altrimenti avrebbe accettato la proposta di De Laurentiis di quasi 4 milioni a stagione, o meglio avrebbe già firmato il rinnovo in estate scorsa quando il presidente gli propose il rinnovo. Mazzarri declinò l’invito e decise di ripartire in scadenza e di dare il massimo in questo anno per arrivare il più in alto possibile. E ha mantenuto fede all’impegno perché il Napoli ha lottato a lungo per lo scudetto con la Juve, pur avendo un organico inferiore, e ha staccato squadre sulla carta molto competitive come Roma, Inter, Milan, Lazio, Fiorentina. Mazzarri sa però di aver tirato fuori il massimo e anche di più da questo gruppo, ma sa anche che i «miracoli» sportivi non sempre si ripetono. E a Napoli l’anno prossimo dal primo giorno si penserebbe allo scudetto, sarebbe questa l’ambizione, legittima, dei tifosi. E il tecnico si è interrogato con se stesso ritenendo di non poter esaudire questo tipo di richiesta, anche se da tifoso sarebbe spinto a provarci ancora a Napoli. Lo stimolo di ripartire altrove verrebbe solo dopo. Il tecnico in questi giorni prenderà in esame altre proposte per valutare quella che possa gratificarlo di più e stimolarlo a ripartire subito. La Roma, l’Inter, eventualmente il Milan. Ma restare fermo in attesa di una chiamata importante più avanti è sempre una possibilità.

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