Un tesoro chiamato Champions: il secondo posto porta trenta milioni

champions-league3Già praticamente qualificato per la prossima Champions, il Napoli sa bene che stasera deve evitare capitomboli nella gara con il Bologna di Pioli per poter strappare la certezza del secondo posto in classifica e dell’accesso diretto alla fase a gironi della Champions League. È vero, col secondo posto è un Napoli che entra nella storia, il migliore degli ultimi 23 anni. Ma poiché l’argomento della gloria in genere non fa breccia, stavolta dovrebbe provarci il motivatore per definizione, Walter Mazzarri, a far comprendere che bisognerà mettere la parola fine al duello col Milan già questa notte.

Appunto: l’orgoglio è importante, ma lo sono ancora di più il tesoro da 8,6 milioni di euro che la Uefa garantisce alle Top 32 fin da subito alle squadre che strappano il tagliando per la fase a gironi, senza passare per le forche caudine del preliminare di Ferragosto. Ad attendere il Napoli (e la Juve) c’è già il meglio del meglio: il Manchester United, il City (più una tra Chelsea, Arsenal e Tottenham), il Bayern, il B.Dortmund, il Bayer Leverkusen, il Real Madrid, il Barcellona, l’Atletico Madrid, il Psg e il Marsiglia sono già sicure di un posto.

Gli 8,6 milioni sono la base di partenza, l’antipasto se così si vuol dire. Poi la Champions diventa una specie di generosa slot machine: i premi Uefa garantiscono soldi per ogni vittoria (1 milione nella fase a gironi) ma anche per ogni pareggio europeo (500 mila euro). È un circolo virtuoso: più vinci, più incassi, più investi e più sei competitivo. Senza dimenticare un’altra voce che al momento non è definita ma che nell’edizione 2011/2012 ha fornito al Napoli la consistente entrata di 14 milioni e 830 mila euro: gli incassi del market pool. Cioè la porzione dei 410 milioni frutto dei diritti televisivi e delle sponsorizzazioni, da suddividere tra le 32 partecipanti in base al valore dei mercati nazionali. L’ingresso negli ottavi di Champions portò al Napoli altri 3 milioni: insomma, la fetta di torta che è spettata al club azzurro per la partecipazione di due anni fa è stata di 27 milioni e 734 mila euro.

Il cda del Napoli non ha mai certificato un rosso negli ultimi sette anni e il presidente De Laurentiis non ha mai dovuto ripianare una situazione debitoria del bilancio. Poiché, al contrario della Juve che può contare sulla Exor, la finanziaria che è cassaforte della famiglia Agnelli, il Napoli spende in base a quelli che sono i suoi ricavi, il tesoro che sta per entrare nelle casse partenopee sarà davvero linfa vitale per programmare il futuro. Senza dimenticare gli incassi del vetusto San Paolo: dalle 4 supersfide con Manchester City, Villarreal, Bayern Monaco e Chelsea, il Napoli ha incassato ai botteghini poco meno di 10 milioni di euro. In tempi di fair-play finanziario – parola cara al patron De Laurentiis e al suo fidato uomo dei conti, Andrea Chiavelli – sono i soldi della Champions a fare la differenza tra un bilancio che permette investimenti consistenti sul mercato e uno preoccupante che non consente alcun volo pindarico. L’entusiasmo del presidente del Napoli, dunque, alla vigilia del duello del Dall’Ara è facilmente spiegabile. Proprio quest’anno ha potuto misurare gli effetti negativi degli introiti europei, collassati di parecchio rispetto a due stagioni fa (il Napoli per l’Europa League ha ricevuto un bonus di partecipazione di 640.000 euro). Il Napoli poi sa bene che la partecipazione alla Champions consentirà di negoziare meglio anche le future nuove partnership commerciali. Finito? Che sia un pozzo senza fine lo si capisce anche da un altro dettaglio, non secondario: il valore economico della rosa. Lievitato proprio per l’accesso alla Champions.

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