Valentina Esposito: “Il capitano”

Valentina-Esposito-320x170Il capitano di una squadra di calcio è il calciatore più rappresentativo, piuttosto che quello che annovera il maggior numero di presenze o peculiari qualità morali o caratteriali.

Il capitano scende in campo con una fascia avvolta intorno al braccio, prende per mano la squadra e la introduce nel rettangolo verde. Ed ancora, nei momenti difficili e topici della gara, la prende per mano, per guidarla verso la luce, come fa un faro con i marinai, in balia delle onde, nel bel mezzo di una tempesta.

Valentina Esposito è il capitano del Napoli Carpisa Yamamay.

Orgogliosa della maglia e, ancor più, della fascia che indossa, sopraffatta dall’amore per questo sport e per la sua terra, combattente arcigna ed instancabile, non tira mai la gamba indietro, non concede mai un briciolo di terreno alle avversarie, non è mai troppo stanca per non compiere un altro scatto, l’ennesimo di un’infinita serie, lotta e si batte per la squadra, per la sua squadra.

Grintosa, energica, generosa, tenace, pervicace, instancabile, umile come il suo spirito di sacrificio, eccelsa come la sua anima, immensa come il suo cuore, palla al piede, irrompe in mezzo al campo, sale in cattedra, prevarica Valentina, proprio come fa il Vesuvio sul golfo di Napoli, con prorompente autorevolezza, ma, altresì, con edificante e fulgido rispetto per la cornice che lo ospita, con la quale vive in armonica e pacifica simbiosi.

Questo è quanto Valentina estrinseca in campo, ma la sua congenita umiltà non le consentirà mai di palesarlo in prima persona.

Del resto è la virtù degli stolti tessere da soli le proprie lodi, Valentina lascia che sia il campo a sancire il suo inconfutabile talento e la sua naturale predisposizione per questo sport: “Sono una centrocampista, indosso la maglia del Napoli da 7 anni: 2 di Serie b, 4 di A2 e uno in Serie A. Nasco come esterno alto, poi Mister Marino mi ha trovato una nuova collocazione schierandomi come esterno basso, ruolo in cui gioco, ormai, da qualche anno. Le mie caratteristiche migliori sono la generosità e la voglia di sacrificarmi per la squadra. Lavoro sempre con impegno e serietà, con l’auspicio di perfezionarmi, partita dopo partita, perché si può sempre crescere e migliorare. Infatti, sono rammaricata per le mie prestazioni iniziali, anche se una condizione fisica non proprio ottimale e gli infortuni, non mi hanno permesso di esprimermi al meglio delle mie potenzialità, comunque penso che avrei potuto dare di più alla squadra. “

Eri una calciatrice del Venus Arzano quando, nel 2006, è avvenuta la fusione con il Napoli Carpisa Yamamay. Da quel momento in poi, com’è cambiata la tua vita?

“E’ stata ed è un’esperienza indescrivibile. Dopo 2 anni abbiamo conquistato la promozione in A2. Durante il secondo anno in A2, mi è stata consegnata la fascia e, ormai, da 4 anni sono il capitano di questa squadra, ma è un’emozione alla quale non ci si abitua mai.”

Bandiera e capitano del Napoli Carpisa Yamamay, 7 anni di Napoli, 2 promozioni conquistate.  insieme a Pirone sei la calciatrice che vanta il maggior numero di presenze nella storia di questo Club. Quali sono i ricordi e le emozioni più significative legate a questa maglia?

“Per noi donne, le emozioni legate a questo sport sono più forti ed intense, di questo sono convinta, poiché le nostre prestazioni non sono supportate da ingaggi da capogiro, ma solo da un’infinita, pura e viscerale passione. Con questa maglia ho vissuto momenti speciali: la finale di Coppa Italia, la promozione dalla Serie B alla Serie A2 e poi, ovviamente la promozione nella massima serie, conquistata l’anno scorso, e, seppure nessuno avrebbe scommesso su di noi all’inizio del Campionato, quest’anno stiamo disputando una stagione esaltante.

Il Campionato di Serie A femminile possiamo dire che è sostanzialmente suddiviso in due blocchi: il primo è costituito dalle 4 squadre più competitive ed esperte, ovvero le “veterane” della categoria, poi ci sono le restanti 11 che disputano il loro “Campionato nel Campionato”. Non a caso siamo quinte, ma distanziate di 20 punti dalla capolista. Abbiamo pagato dazio per il fatto che pecchiamo in esperienza, per questo motivo, soprattutto nelle prime partite, abbiamo perso punti proprio perché eravamo impreparate, per la stessa ragione, l’anno scorso, non siamo riuscite a vincere la finale di Coppa Italia: ci misuravamo contro un Brescia navigato e avvezzo a giocare partite di questo calibro, ma quest’anno, se riusciamo a fare tesoro dell’esperienza maturata e prestiamo maggiore attenzione, possiamo riuscire ad attaccare la coccardina rossa su quest’annata, portando a casa la Coppa Italia. Non nascondo il mio pensiero a riguardo: io ci credo, mi piacerebbe vincere questa competizione e daremo il massimo per conquistare la finale.”

Quanto sei orgogliosa del Campionato che state disputando?

“Sono obiettiva, dobbiamo migliorare ancora sotto certi aspetti, se vogliamo dare realmente filo da torcere alle squadre che militano da svariati anni in Serie A. Abbiamo caparbietà, cuore, grinta, aggrediamo le avversarie, facciamo molto pressing e questo concorre e non poco a mettere in difficoltà anche le prime della classe quando vengono a giocare al Collana, poiché non gli consente di esprimere il loro gioco. Negli scontri diretti finiti in parità, contro il Torres e il Brescia, se le occasioni gol che abbiamo costruito noi, fossero capitate a loro, sicuramente avrebbero segnato, proprio perché possono contare su un’esperienza maggiore. Per questo dico che dobbiamo maturare, ma comunque sono entusiasta e fiera del Campionato che stiamo disputando.”

Cosa significa per una napoletana essere il capitano del Napoli?

“E’ motivo di grande orgoglio. E’ bellissimo, è una di quelle emozioni che non può essere espressa a parole. Inspiegabile, indescrivibile. Il nostro è un gruppo tranquillo che lavora seriamente e con dedizione, tra noi non esistono problemi né screzi di nessun tipo. A conti fatti, il mio ruolo si limita solo a scendere in campo con la fascia stretta intorno al braccio, non richiede altre o gravose responsabilità, perché le ragazze che compongono la rosa sono tutte serie e rispettose.”

Christian Maggio è il calciatore del Napoli al maschile che maggiormente incarna le tue caratteristiche. Come ti rispecchi in questo paragone? E’ lui il tuo idolo?

“Mi rivedo in Maggio, non solo per il fatto che ricopriamo lo stesso ruolo, ma anche per il modo in cui gioca: è molto generoso, non si ferma mai, si sacrifica per la squadra. Ammiro i campioni del calibro di Messi e Cristiano Ronaldo, dei veri e propri fenomeni, ma non ho idoli. Amo il calcio e le squadre che praticano un gioco brillante e piacevole, poiché seguo questo sport per divertirmi.”

Cosa vuoi dire a Cannavaro, da capitano a capitano, da napoletano a napoletana, in questo momento in cui è oggetto di critiche da parte dei tifosi?

“A Cannavaro credo non si possa criticare nulla, anzi, è reduce dalla brutta parentesi della squalifica, dalla quale è venuto fuori con grande dignità. Non è Cannavaro ad attraversare un momento difficile attualmente, è il Napoli, piuttosto, ad avere dei problemi. Il capitano ha delle responsabilità in più e per lui, essendo il capitano della squadra della sua città, le responsabilità sono doppie, ma anche le emozioni. Non mi permetto di dargli consigli, giacché ha molta più esperienza di me, anzi, se ha lui dei consigli per me, sarò ben lieta di accettarli!”

Senza fascia, tuta e scarpette chi è Valentina Esposito?

Una ragazza semplice che si divide tra il lavoro presso un’azienda di stampa digitale sita a Volla e gli allenamenti. Nel poco tempo libero che mi rimane, mi diverto. Io e Rapuano, come possibile lavoro per il futuro, quando smetteremo di giocare a calcio, abbiamo pensato di diventare una coppia di attrici comiche per gli spettacoli di cabaret! Ovviamente è il nostro modo di sdrammatizzare, in un momento storico così critico e in cui il lavoro è un problema serio e non è il solo con il quale delle giovani ragazze, più o meno fresche di diploma, sono costrette a relazionarsi.”

Un pregio e un difetto di Valentina Esposito:

“Un mio difetto è legato alla frenesia con cui conduco la mia vita, sono sempre stressata e questo mi porta ad essere nervosa e quindi facilmente irritabile, mi innervosisco soprattutto quando vedo che le cose non filano per il verso giusto. Un pregio invece è che sono molto disponibile, se posso, sono sempre pronta a dare una mano a chi ne ha bisogno e, anzi, mi rammarico quando, per mancanza di tempo, non posso essere d’aiuto ad una mia compagna quando ha bisogno di un passaggio piuttosto che di qualcos’altro.”

Cosa vuoi dire agli appassionati di calcio che ancora non vi seguono?

“Mi auguro che l’arrivo della primavera e, quindi, di calde giornate di sole, contribuisca ad aumentare la presenza di pubblico sugli spalti del Collana, perché da noi ci si diverte e si ha la possibilità di trascorrere bei momenti facendo qualcosa di semplice. Attraverso le nostre partite, gli amanti di questo sport possono ritrovare e rivivere i valori ormai persi nel calcio maschile, sporcato da vicende come quelle delle Calcioscommesse e Calciopoli.

Il 31 marzo, ad esempio, contro il Tavagnacco al Collana si disputerà una bella partita. Giocherei ogni sabato contro le prime in classifica perché queste gare ci divertono di più, ma soprattutto ci caricano, ci motivano, ci stimolano.”

Vuoi aggiungere qualcosa?

“Desidero fare un appello ai genitori: fate praticare questo sport alle vostre bimbe. Se mostrano di nutrire passione per il calcio, lasciatele libere di seguire questa loro predilezione. Penso che sia ora di superare il vecchio ed antiquato luogo comune secondo il quale il calcio è solo uno sport maschile. Per questo li invito a venire al Collana ad assistere ad una nostra partita, per loro sarebbe anche un modo concreto per abbandonare i timori in merito al fatto che questo sport può svilire la femminilità di una donna, credo che noi siamo una dimostrazione significativa e tangibile di quanto anche questo pregiudizio non trovi riscontro nella realtà.”

Luciana Esposito

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