Addio Jeppson, “o Banc ‘e Napule” degli anni cinquanta

1E’ morto ieri. I tifosi lo ricordano come il centravanti svedese innamorato del Napoli e di Napoli che entrò nella storia del club con 112 presenze e 52 gol. Una quaterna alla sua ex squadra (Napoli-Atalanta del 27 settembre 1953 terminata 6 a 3), otto doppiette e un Napoli-Juve dello stesso campionato in cui i bianconeri, in vantaggio di due reti, vennero raggiunti da Pesaola e Jeppson e poi piegati al novantesimo dal gol di Amadei. Più che un attaccante dal grande fiuto del gol era un atleta: sfidava avversari di prima categoria a tennis e amava anche la vela, da timoniere.

Senza volerlo era diventato un fenomeno di propaganda elettorale. Fu pagato 105 milioni, un record dell’epoca. Di quella somma, 75 milioni alla società e 30, in valuta estera e depositati in Svizzera, sul conto del calciatore. Quello di Achille Lauro fu il primo clamoroso colpo del calciomercato del dopoguerra. Mai era stata pagata una cifra simile. E per farlo rendere al meglio vennero acquistate due ali coi fiocchi: Bruno Pesaola e Giancarlo Vitali.

Jeppson era “mister centocinque milioni” o “o Banco ‘e Napule”. Ogni volta che veniva atterrato infatti i tifosi allo stadio Collana al Vomero disperavano: “Maronna, è caruto ‘o Banco ‘e Napule”. Ma come Jeppson stesso raccontò cinque anni fa, in occasione di una visita a Fuorigrotta per il ritorno in A del Napoli di De Laurentiis: “Noi ci rialzavamo subito per non dare la soddisfazione agli avversari di averci fatto del male”.

“O Banco ‘e Napule”, chiamato così dai tifosi, resta uno dei grandi che ha scritto una pagina nella storia azzurra. Per lunedì, il club di De Laurentiis, ha chiesto di giocare con il lutto al braccio ed osservare un minuto di raccoglimento per un bomber-gentiluomo che fino all’ultimo aveva amato quei colori.

Fonte: Corriere dello Sport

 

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