Il razzismo (non) è uguale per tutti

vesuvioSabato 19 gennaio. Juventus-Udinese, 44′ e 76′. Si alzano cori beceri dagli spalti, i soliti quattro imbecilli che inneggiano all’eruzione del Vesuvio. Classica insignificante ammenda da diecimila euro.  

Settantesimo minuto di Juventus-Lazio, match valido per la semifinale di andata di Coppa Italia. La scena si ripete. Come sabato, come sempre. Ancora loro.

Ma non è l’unico caso. Accade a Milano, a Roma, a Verona. Un po’ dappertutto. Fa rabbia? No, tristezza. Eh si proprio tristezza è il termine giusto, più per loro che per altro. Ma non è questo che da fastidio, no. 

Quello che fa “male”, che fa rabbia, diciamolo: che fa schifo, è l’indifferenza delle autorità, delle istituzioni, della stessa stampa nazionale.

Ieri qualcuno ha parlato in diretta di quanto accaduto allo Juventus Stadium? Non credo.

Le autorità competenti fanno qualcosa per mettere fine a questo scempio? Non credo. Se poi, si pensa che intervenire significhi dare l”ammenduccia” di diecimila euro…

Ma torniamo indietro di qualche anno.  Novembre del 2005, Messina-Inter. Marc Zoro, difensore ivoriano della squadra siciliana, dopo essere stato offeso ripetutamente per il suo colore della pelle, ferma il gioco consegnando il pallone all’arbitro. Solidarietà per il giocatore africano: per ordine della Figc, la domenica seguente, tutte le partite cominceranno con cinque minuti di ritardo in segno di protesta. Tanti gli slogan “No al razzismo”. Intervengono istituzioni sportive, politici, chiunque. Sergio Campana, presidente dell’Aic vuole Zoro nel consiglio direttivo.

19 aprile 2009. I tifosi juventini( o parte di essi) cantano a gran voce: “Se saltelli, muore Balotelli”. Si scatena un uragano mediatico. Conseguenze? Porte chiuse per la partita con l’Atalanta del 15 maggio. Tutto ciò si replica qualche mese dopo e l’indignazione cresce sempre di più.

3 gennaio 2013. Amichevole Pro Patria-Milan. Fischi e parole improponibili dei tifosi di Busto Arstizio nei confronti di Kevin Prince Boateng. Il giocatore lancia il pallone verso la curva, si leva la maglia e abbandona il campo. Partita sospesa. Il putiferio, succede di tutto. Interviene qualche giorno dopo anche il Presidente della Figc, Giancarlo Abete: “Cacciamoli dagli stadi. Auspico migliaia di Daspo per mandare questi pseudotifosi fuori dagli stadi italiani. Non parlarne per non dare pubblicità ai colpevoli? No, non sono d’accordo. Al contrario, bisogna discuterne: i responsabili sono individuabili facilmente, tutti gli impianti a norma sono dotati di  videocamere e tecnologie che lo consentono. Vanno messi fuori dagli stadi e isolati e zittiti”.

Questi sono solo alcuni dei tantissimi episodi di razzismo tenutasi negli stadi italiani. Decisioni giustissime per carità: la mancanza di rispetto nei confronti di persone dal differente colore della pelle, di religione o qualsivoglia altro tipo di diversita, è una delle cose peggiori che possa esistere e va punita. Deprecabile a tal punto da non essere nemmeno considerati come esseri pensanti. Gente così non ha un cervello.

Ma perchè lo stesso atteggiamento non viene mostrato per chi offende i Napoletani? Per chi li considera “colerosi”, chi invoca il Vesuvio, chi li accoglie allo stadio con sacchetti di spazzatura. Comportamenti del genere non hanno la stessa valenza? Non è grave abbastanza “discriminare” persone dello stesso popolo? Giancarlo Abete non la pensa più come prima?

Forse bisognerebbe fare un po’ di clamore. Abbandonare il campo e dire “BASTA!”Forse deve essere la stessa Società Calcio Napoli ad alzare la voce, farla sentire a tutti e dire: “Smettetela una volta per tutte”. 

ANDREA GAGLIOTTI

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