Il 27, da Quagliarella ad Armero

la Selección Colombia

Si riannoda con l’arrivo del colombiano Armero il filo del 27 che era sfuggito in quella serata d’agosto del 2010. Il Napoli era impegnato nel preliminare di ritorno di Europa League in quel di Boras, Svezia, in casa dell’Elfsborg, ed arrivò la notizia che Quagliarella, numero 27 di allora, non avrebbe giocato. Poche ore dopo, la notizia che tutti i napoletani non avrebbero voluto mai sentire: il loro pupillo, il loro scugnizzo si era trasferito alla Juventus con la formula del prestito oneroso a 4,5 milioni di euro. Un anno dopo le dichiarazioni d’amore eterno, di fede incondizionata alla maglia, di baci allo stemma dopo i gol, se ne andava così, di soppiatto e in silenzio, il Masaniello mancato del Terzo Millennio. Da quel momento il rapporto tra Napoli e Quagliarella si chiude, e si chiude piuttosto male. “Vado alla Juve per fare uno step in avanti” disse Fabio alla prima conferenza da gobbo. Questo fu, sopra ogni cosa, ciò che non andò giù ai tifosi azzurri, traditi nell’anima da tante false promesse dell’estate precedente. Così divenne facile l’accostamento alla cabala: 27, “’o cànter’”, Fabio Quagliarella. Anche a distanza di due anni pare che Fabio conservi il rancore per il trattamento riservatogli dopo la cessione, e l’espulsione per reazione su Aronica in finale di Coppa Italia a maggio scorso ne è la prova provata. La memoria dei tifosi però è più corta e il rancore dei napoletani da sempre si trasforma, con il tempo, in un ricordo che non fa più male. Adesso c’è Pablo Estifer Armero, colombiano, così nero da poter essere il protagonista della classica canzone napoletana “’A tamurriata nera”, e, si spera, così attaccato alla maglia e bravo in campo da far dimenticare velocemente quanto un numero possa ferire. Anche lui viene dall’Udinese e anche lui ha scelto il 27, lo stesso numero che aveva Quagliarella ad Udine nel 2009 e lo stesso che il colombiano aveva ad Udine fino a ieri. Sarà solo un numero, ma conta qualcosa, specie nel Napoli, dove il numero 7 e i suoi affini negli ultimi anni non sono stati numeri come tanti altri. Vamos Pablo!

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