La favola dell’allievo scugnizzo e del maestro boemo

insigne-zeman9“Salve Mister, come va?”
“Bene grazie, tu?”
“Molto bene. A mister la ringrazio davvero, per tutto”
“Non c’è di che, in bocca al lupo per tutto. Hai tutto per arrivare lontano, ma magari stasera non dare il massimo”
“Eh Mister mi dispiace ma non credo che potrò”

Potrebbe essere questo il breve ma intenso dialogo tra Lorenzo Insigne e Zdenek Zeman domani sera al San Paolo, quando i due in occasione dalla sfida tra il Napoli e la Roma si rincontreranno a più di 7 mesi di distanza dalla vittoria dello scorso campionato cadetto ottenuta insieme con il Pescara.

L’emozione sarà sicuramente presente in entrambi e probabilmente soprattutto nel giovane attaccante azzurro che è stato lanciato nel calcio professionistico proprio da Zeman due stagioni fa al Foggia nella Prima Divisione di Lega Pro ed è stato poi portato in Serie B dallo stesso al Pescara.
Il giovane scugnizzo napoletano dunque deve sicuramente in parti quasi eguali sia al suo talento naturale sia alla fiducia e agli insegnamenti del vecchio tecnico boemo i successi raccolti precocemente quali la vittoria del campionato di Serie B, il doppio salto di categoria consecutivo e la prima convocazione, ad appena 21 anni, in nazionale maggiore. Oltre che le attenzioni di tutta l’opinione pubblica calcistica italiana.

Insigne, che con Zeman in Lega Pro e in B ha fatto benissimo sembrando quasi non accusare minimamente il cambio di categoria segnando 46 reti in due anni, sta vivendo ora la sua prima stagione nel Napoli, società da sempre proprietaria del suo cartellino e squadra del cuore del giovane scugnizzo, ma soprattutto la prima stagione in serie A.
Questi primi mesi a Napoli però non sono stati scoppiettanti come quelli ai tempi di Foggia e Pescara, seppur non si può imputare nulla ad Insigne. Indubbiamente la serie A è un’altra cosa, al Napoli lo spazio se lo è dovuto conquistare ed è  indubbio dire che quello che chiede Mazzarri  non è quello che chiedeva Zeman.
Nonostante tutto il giovane ha saputo conquistare piano piano e a suon di prestazioni convincenti sia dal punto di vista caratteriale che tecnico la fiducia di Mazzarri, arrivando quasi definitivamente a scalzare Pandev vittima anche di un infortunio, e siglare le prime reti in Serie A, 3 per esattezza di cui 2 “vicino casa” ovvero al San Paolo.

Il tecnico boemo è da sempre il prototipo di allenatore perfetto per gli attaccanti, in particolare per gli esterni dotati di grande tecnica e velocità come Insigne, che è potrebbe diventare il nuovo Signori e Totti campioni indiscutibili lanciati proprio da Zeman nel corso della sua infinita carriera.
Con Zeman infatti il gioco è notoriamente e spiccatamente offensivo con un 4 3 3 votato all’attacco continuo e alla ricerca del gol. Tale atteggiamento comportano gare entusiasmanti e spettacolari, tanti gol per gli attaccanti (chiedere a Lamela e Osvaldo) ma anche grandi debacle e stagioni altalenanti.

Se Insigne deve molto a Zeman non si può dire che non sia anche il contrario considerando che il tecnico approdato due anni fa al Pescara sembrava aver intrapreso, oramai già da tempo, una parabola discendete per la sua carriera ed era lontano da squadre di spicco e di Serie A oramai da molti anni, l’ultima stagione in serie A risaliva al 2004\2005 alla guida del Lecce.
Grazie non solo ad Insigne ma a tutto il Pescara della scorsa serie B, impossibile non citare altri grandi talenti quali Immobile e Verratti, Zeman è ritornato alla ribalta suscitando l’interesse di club prestigiosi tra i quali la Roma che ha deciso di ripartire proprio da lui.

Insomma quella tra il giovane scugnizzo napoletano allievo del vecchio maestro boemo rimarrà sicuramente una bella storia del calcio di oggi, troppo spesso asfissiato solo da cattivi comportamenti e atteggiamenti, dai miliardi e dalle polemiche. La speranza del popolo Napoletano è che le lezioni di Zeman consentano ad Insigne di diventare magari il Totti del Napoli, campione che deve anche lui tanto a Zeman come Insigne, mentre quella di tutti è che domani sera al San Paolo lo spettacolo non manchi proprio grazie al talento del giovane azzurro e alla spregiudicatezza tattica del tecnico giallorosso.

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