I voti al 2012 azzurro, Mazzarri

Nella terza parte delle pagelle analizziamo l’anno solare del nostro allenatore

2012 di gioie e dolori per il nostro scatenato e vulcanico mister. La prima parte dell’anno è certamente burrascosa e vede i suoi ragazzi passare da prestazioni esaltanti come quella indimenticabile al San Paolo contro il Chelsea (3-1 per chi se lo fosse dimenticato) ad altre in campionato deludenti. L’obiettivo di tornare in Champions così fallisce a maggio in quel di Bologna (5° posto), grazie ad una prestazione sciagurmazzarriata, ma la stagione si chiude come meglio non si poteva sperare, con il trionfo in Coppa Italia al cospetto degli eterni rivali della Juventus, imbattuti in stagione fino a quel fatidico 20 maggio. Probabilmente la maggiore colpa di Walter nella parte finale della scorsa stagione fu far arrivare a marzo-aprile i propri giocatori senza benzina, buttando così tanti punti in campionato. Il Napoli nel 2011-2012 visse di momenti di grande brillantezza alternati ad altri di quasi totale buio. Una scelta della società ma anche dell’allenatore, che sin dall’agosto del 2011 aveva puntato tutto sulla Champions. Con la nuova stagione, e con la partenza di Lavezzi, Mazzarri ha dovuto reinventare la squadra, dando le chiavi della squadra, lasciate senza padrone proprio dalla partenza del Pocho, ad Hamsik, che ha compiuto un salto di qualità netto rispetto alla passata stagione. Ingiusto sarebbe non riconoscergli i meriti per la crescita dello slovacco, passato in 3 anni da giocatore discontinuo e gracile fisicamente ad un altro costante (ad alti livelli) e robusto quanto basta. Stesso discorso per Cavani, arrivato due estati fa come una promessa ma ancora senza un ruolo definito ed ora tra i 5 centravanti più forti al mondo. Un allenatore concreto, questo è l’aggettivo che gli calza a pennello, e i 36 punti ottenuti finora in campionato parlano chiaro. Prima non subire gol, poi in avanti ci pensano i giocatori di classe (e per fortuna che il Napoli ne ha eccome). Emblema di ciò la partita di Siena, condotta per 86 minuti a dei ritmi lentissimi, estenuanti anche per il tifoso più morboso, ma che poi è stata risolta con una giocata da campione di Hamsik, e cioè il cross per lo 0-1 di Maggio. Ma è qui che nasce il problema: il Napoli non sa costruire gioco. In queste partite chiuse il Napoli soffre tanto nel dover fare la partita, anche a causa di un centrocampo portato più alla fisicità e alla corsa che alla tecnica. La Juve di Conte, e più in generale la scuola spagnola, stanno ora dimostrando che il gioco rapido palla a terra è il mezzo più efficace per stanare sul nascere le velleità altrui, costringendo le squadre avversarie a correre a vuoto e a stancarsi per poi colpirle quando fanno un errore in fase di chiusura. Insomma, il contropiede “all’italiana” dovrebbe essere integrato da un possesso palla più sicuro e solido, cosa che il Napoli non ha mai fatto intravedere. Quindi, oltre ai risultati, innegabili in quanto dati tangibili, serve anche il possesso di palla, e ci si domanda se questo si potrà mai vedere con Mazzarri in panca. Anche questo va inserito nel bilancio del 2012 di Mazzarri, talvolta troppo ancorato a delle sicurezze che lo hanno portato sì senza intoppi e senza esoneri fino alle soglie di una grande squadra, ma che allo stesso tempo gli impediscono di evolversi tatticamente. Insomma, ha fatto grandi cose, ci ha portato fin dove siamo adesso, ma si potrebbe fare di più, si dovrebbe fare di più, se l’aspirazione è veramente quella di allinearsi ai top team europei. A De Laurentiis l’ardua scelta a giugno riguardo la sua conferma o meno. All’anno solare comunque il voto per il tecnico di San Vincenzo è un 7, con i dovuti ringraziamenti per il primo trofeo da 20 anni a questa parte.

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