I tre momenti da ricordare: al terzo posto…

insigne-261681Napoli, Stadio San Paolo, 16 settembre 2012, ore 15:00. 

Gli azzurri ospitano il Parma dell’ex mai rimpianto Donadoni e Mister Mazzarri festeggia la sua 300esima panchina in Serie A nel migliore dei modi: battendo la formazione ospite con un rotondo 3-1.

È la terza vittoria consecutiva in Campionato per il Napoli che, così, rimane ancorato in vetta alla classifica in compagnia di Lazio e Juventus.

Il risultato viene sbloccato quasi subito, al 2′ di gioco, grazie ad una rete di Cavani e al 39′ giunge il raddoppio di Goran Pandev.

La rete di Parolo al 44′, tuttavia, lascia intravedere quegli scenari beffardi con i quali i tifosi azzurri, negli ultimi tempi, in particolare, hanno sviluppato una certo feeling, purtroppo.

Finale al cardiopalma, soprattutto quando il Napoli colleziona azioni-gol, senza, però, riuscire a tramutarle in reti concrete, sicure, di quelle che ipotecano il risultato e ti consentono di tirare il classico e rinfrancante sospiro di sollievo, così da partecipare agli ultimi minuti di gioco con maggiore spensieratezza, quella che scaturisce dalla quasi assoluta e rassicurante certezza di avere i tre punti ormai in tasca.

Così, al minuto 76′ accade ciò che il pubblico partenopeo fortemente aveva desiderato, non solo nel corso di quella partita, ma dall’incipit del Campionato: il Napoli si porta in vantaggio, archiviando definitivamente la pratica Parma e la rete scaturisce dai piedi dell’ “ultimo arrivato“, ma fin da subito, tra i più amati calciatori del Napoli targato 2012-13, Lorenzo Insigne.

Proprio lui: “Lorenzo il magnifico”, “Masaniello”, “tarantella”, “Lorenzinho”, “lo scugnizzo di Frattamaggiore”, per lui, fin da subito, elogi, soprannomi, attestati di affetto e stima si susseguono, si accavallano, si sprecano.

Perché lui, Lorenzo, figlio di questa terra, napoletano e calciatore del Napoli, incarna un desiderio, un sogno, se non IL sogno, di tutti i supporter azzurri: Lorenzo è la conferma, la garanzia, la comprova del fatto che la maglia azzurra può essere afferrata, indossata, sudata, onorata e baciata anche dai napoletani, quelli che crescono driblando problematiche e precarietà insieme agli avversari, destreggiandosi tra i vicoli dei quartieri piuttosto che nelle periferie “difficili“, quelle che finiscono sotto la luce dei riflettori solo quando c’è da narrare un episodio di cronaca nera.

Lorenzo, al 76′ di quella partita, insaccando il pallone alle spalle di Mirante, sotto l’enfatica e rovente Curva B, siglando il suo primo gol nella massima serie nonché la sua prima rete con il Napoli, ha conferito voce, considerazione, meticolosità, solerzia, agli scugnizzi di oggi, aspiranti “Insigne di domani”, ha consentito alla sua Napoli di liberare il suo più viscerale, sentito, partecipato ed accorato urlo di gioia, di liberazione, di gaudio, di tripudio, di festa.

Insigne, noncurante di quanto emblematica sia la sua presenza in campo con addosso quella maglia e quanto, altresì, ragguardevole sia l’eredità che grava sulle sue spalle, alla quale la gente di Napoli attribuisce un valore più che totalizzante, estremo, assoluto, gioca per divertire e divertirsi, proprio come fanno gli scugnizzi.

Lorenzo e la sua gente lo attendevano, lo desideravano, fortemente lo desideravano.

Lui lo cercava con insistenza, senza mai demordere né desistere, il pubblico lo acclamava, a gran voce, fino all’ultimo istante, impaziente di vederlo arrivare per poter sprigionare tutta la loro gioia, insieme: Insigne e la sua gente, la sua gente grazie ad Insigne e Insigne per la sua gente, insieme alla sua gente, dopo il suo primo gol al San Paolo, in un’apoteosi di emozioni e caos, quelle peculiari e distintive di ogni evento meritevole di essere annoverato tra i più significativi di sempre.

Ed il primo gol dell’ultimo dei Masaniello azzurri merita quel boato di passione e gaudio, senza alcuna remora né esitazione.

(Segue)

Luciana Esposito

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