Pallone e trincea per Erminio Brevedan

Continua, all’interno della rubrica, la nostra piccola rassegna dedicata al calcio durante la guerra. Qualcosa è rimasto, là, fermo, nel museo virtuale delle cose reali. Come Ferdinando Valletti, Arpad Weisz, i ragazzi di Sarnano e molti altri, quello che oggi sembra un polveroso archivio di nomi e di episodi, un tempo riempiva di miseria e umanità i luoghi del calcio. E storie come quelle di Erminio Brevedan, Egidio Rovelli e Giuseppe Soldera, fanno parte di quel coro di voci lontane nate nella quiete discreta e serena dei bar di un’Italia giovane e ingenua, finite poi nel miserrimo frastuono della guerra. E nonostante il destino le abbia catturate durante la notte, come i perseguitati presi nei blitz notturni, hanno continuato a vivere come avevano imparato. A spasso e a bassa voce, con l’accelerazione degli anni in spalla.

Nel 1915, il Milan è una delle più forti squadre di calcio italiane. Tra i suoi calciatori più rappresentativi si ricordano Soldera, il portiere Barbieri e il grande attaccante Van Hege, centravanti di razza capace di segnare 22 goal in 20 partite. Ma non sono soltanto questi i grandi calciatori di quel Milan. Il giovane Erminio Brevedan, trevigiano di nascita, appena ventunenne, si distingue per abilità e personalità. Durante la partita contro l’Audax Modena, battuta per 13 a 0, Erminio segna 3 reti, al fianco del grande Van Hege.

Con Genova, Inter e Torino, il Milan si appresta a disputare il girone che dovrà stabilire la squadra campione d’Italia. La prima partita vede i rossoneri uscire sconfitti per 3 a 1 da un incontro con una grande Inter. Una parte di Milano aspetta la rivincita, ma, il 21 maggio del 1915, un comunicato federale annulla il torneo. La guerra. L’Italia entra nel primo conflitto mondiale al fianco dell’Intesa.

La necessità di aumentare il numero dei soldati nell’esercito costringe il regio governo ad arruolare anche molti civili. Tanti ragazzi che hanno appena compiuto 18 anni partono per il fronte, insieme a molti altri concittadini poco più grandi. Erminio, diploma di ragioniere e perito commerciale nel 1913, calciatore del Milan fino al 1915, arruolato nel plotone allievi ufficiali di complemento dell’8° reggimento di fanteria, diventa sottotenente del 55° reggimento della Brigata “Marche”.

Le prime settimane da soldato lo vedono impegnato nei lavori di rafforzamento della trincea, fin quando non gli capita di dover affrontare il primo scontro a fuoco. In un giorno di fine luglio, il sottotenente Erminio Brevedan, calciatore fino a pochi mesi prima, corre guidando i suoi commilitoni all’assalto di una trincea. Il capitano Di Lena ha ordinato l’attacco e, come ogni centravanti che si rispetti, Erminio è davanti. Spesso sono gli attaccanti a vedere per primi gli occhi dell’avversario, ma il sottotenente Brevedan non li vede e una pallottola in petto fa sì che la sua vita si fermi lì. Il 20 luglio del 1915, sul monte Piana, Erminio Brevedan, all’età di ventuno anni, consegna per sempre le mostrine, il diploma e il pallone. Davanti, la sua gioventù, che da sola non gli è servita. La prima guerra mondiale è stata per i soldati molto più cruenta di quanto si possa immaginare. Non si contano i ventenni caduti sotto le armi che fino a quel momento con le armi non avevano avuto nulla a che fare.

Ho sempre trovato poco condivisibile quella tendenza a voler trovare qualcosa di utile o di giustificabile nella guerra. Se pur esistono generazioni che ne hanno beneficiato o ne beneficiano, queste non possono rendersene conto. D’altronde, lo ha scritto Bertolt Brecht, “La guerra va incontro a tutte le esigenze, anche a quelle pacifiche”.

 

sebastiano di paolo, alias elio goka

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