Il Quarto calcio

Lo ha detto Aristotele, duemila anni dopo confortato pure da Matthew Prior, che la “speranza è un sogno fatto dagli uomini svegli”.

All’ombra del Vesuvio viene conservato il freddo e il calore, il gelo della freddezza e il tepore della benevolenza, il sorriso sincero e lo sguardo spietato. È la chimica di questa terra, riassunta in una formula composta da positivi e da negativi, fatta da una sospensione di cose leggere e pesanti. Ci hanno messo di tutto, per far sì che il magma vulcanico potesse fuoriuscire sotto mentite spoglie, dentro sembianze innocue e ingannevoli. Un punto pericoloso non poteva che circondarsi del pericolo. La natura ha cercato i propri simili, senza privarsi della mano gentile di chi si è accorto del senso più umano delle cose, dentro e fuori la brutalità che ingiustamente gli sporca la dignità. L’ingiustizia sottoforma di una pioggia insistente e sottile, col vento in faccia a chi esce di casa senza ombrello.

Una volta tanto, però, viene voglia di invertire l’abitudine, per dire che in Campania dove c’è la camorra la misteriosa storia delle crude faccende serba pure l’antidoto. Allora succede che pure il pallone, trascinato a ripetizione sul banco degli imputati, finisca tra le opportunità civili, e non di certo quelle della retorica comune, ma della civiltà rivolta con gli occhi verso le proprie origini, di quando dalle parti del Vesuvio c’era la scuola dell’uomo e delle sue sorprendenti risorse.

A Quarto, cittadina dell’area flegrea in provincia di Napoli, la squadra di calcio era gestita dal clan Polverino, uno dei più potenti cartelli della camorra. Il suo ex presidente Castrese Paragliola è finito nel 41 bis, e senza di lui la squadra di calcio è passata a un’amministrazione giudiziaria. Per evitare che col tempo il Quarto calcio potesse invece finire “nell’indifferenziato”, Luca Catalano, Amministratore giudiziario del Quarto, ha affidato a Luigi Cuomo, responsabile nazionale di SOS Impresa, le cure della società di calcio, avviando un progetto di azionariato popolare consistente nella possibilità di acquistare quote singole di 10 euro e di sostenere la gestione societaria con sponsorizzazioni non superiori ai 5000 euro.

Il progetto è sostenuto anche dalle associazioni antiracket, in virtù della linea di principio che sembra aver spinto la nuova gestione a promuovere il nuovo corso del Quarto calcio. L’allenatore Ciro Amorosetti, in un’intervista, ha dichiarato che l’aspetto più importante non è il risultato sportivo in sé, ma la forza del significato che una società di calcio, “confiscata” alla camorra e consegnata a una gestione pulita, può avere rispetto alla dignità di tutta la città. Ma Luigi Cuomo non sembra intenzionato a fermarsi sull’aspetto simbolico dell’operazione. Dai suoi ragazzi vuole anche l’impegno sul campo, accompagnato da un fair play che ne dimostri l’attaccamento non soltanto calcistico.

Domenica 23 settembre, allo stadio “Giarrusso”, il Nuovo Quarto Calcio ha giocato la sua prima partita casalinga, imponendosi per 3 a 0 sull’Atletico Bosco Frattese. Sanno di cemento e di periferia questi nomignoli che si fanno leggere con un misto di tenerezza e di mezza risata. Non c’è blasone per certi simboli. Nessuna gloria per uno stemma e un paesino di provincia. Eppure, esistono club che sono nati da piccoli quartieri. Ecco che forse la prima forma di grandezza è l’adesione, libera e incondizionata. Tutto il contrario della camorra.

In occasione di una gara considerata inaugurale per la nuova storia del Quarto Calcio, il pm Antonello Ardituro, presente all’evento, ha spiegato le ragioni della scelta di restituire alla città uno dei suoi beni, in virtù del potere che il calcio possiede come cassa di risonanza popolare. Alla manifestazione hanno partecipato anche rappresentanti della città di Napoli, e pare che presto il Quarto affronterà due avversari prestigiosi per due amichevoli di lusso. Il Napoli, su chiaro invito di De Laurentiis, e la Nazionale di Prandelli.

Se a qualcuno non è mai successo di giocare in un campo della periferia campana, provasse a farlo. Almeno a fermarsi per un istante a guardarlo mentre il sole si abbassa dietro una porta. Ha detto Edward Hall, “Si può negare quasi ogni astrazione: giustizia, verità, bellezza, divinità. Si può negare la serietà, ma non il gioco”. Per me, vincono le cose al di sopra delle cose.

A Giancarlo Siani

 

sebastiano di paolo, alias elio goka

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