O surdato ‘nnammurato alza la coppa

“E fu così che il cielo romano, oscurato dal macabro color delle tenebre, tornò a risplendere d’azzurro , e il cuore soffocato da delusioni , rancore e rabia, ricominciò a battare di nuovo, più forte che mai.”

Il Capitolo Napoli si è concluso ieri nel migliori dei modi auspicabili. Gli azzurri sono riusciti ad alzare un trofeo dopo una magra durata troppi anni. Sono riusciti ad alzare al cielo La Coppa Italia.

L’IMPORTANZA: Una coppa che non avrà le grandi orecchie della “coppa che conta”, ma pur sempre un trofeo   degno di essere annoverato  nei secoli avvenire, che riempie d’orgoglio un’intera città e che fa esplodere di gioia gli eroi di questa impresa . Un  Napoli che , durante l’intera stagione, per troppe volte ha visto sfumare dei traguardi importanti per distrazioni banali o per cali fisici e mentali. E invece ieri dal primo minuto è rimasto concentrato, mostrando tutta la cattiveria e la fame di vittoria che ha celato troppe volte durante il campionato. Grazie a questa vittoria non ci saranno preliminari di Europa Leage. Il Napoli partirà direttamente dalla sfida a gironi. Gli azzurri possono prolungare le loro meritate vacanze.

IL BIANCO E IL NERO : Se alla gioie del trofeo vinto, si aggiunge la soddisfazione dei partenopei di aver sconfitto la loro bestia nera anzi “bianco nera”, il gusto già ricco della vittoria, diviene ancora più pregiato. L a juve , ieri all’Olimpico , ha visto infrangersi la speranza di agguantare il record stagionale d’imbattibilità. “Minatori di questo sogno” sono stati gli undici azzurri, cha hanno lasciato pochi spazi ai piemontosi, dimostrando l’assurdo : che in velocità il ciuccio batte la zabra.

O SURDATO ‘NNAMMURATO : A suggellare questa splendida vittoria  è il coro, che a pochi minuti dalla fine, ha intonato la “curva azzurra”.Quel coro troppe volte è stato disonorato da chi, per burla o scherno, l’ha stridacchiato goffamente, privandolo del significato e del valore che mischia il calcio con la terra. Perchè in quel coro c’è tutta Napoli, la bella e la brutta, l’elegante e la sfigurata, la buona e la cattiva. C’è tutto l’amore per una terra troppe volte mortificata. C’è l’anima di una città che combatte ogni giorno fuori e dentro il rettangolo verde, in partite che durono anni e anni. Ieri “Roma capoccia” rimbombava di “oi vita , oi vita mia” , applaudendo , finalmente , quel coro cantato dai suoi tenori migliori, l’intero popolo azzurro e restitutito alla sua terra e alla sue origine. Cantato con amore e gioia da voci rotte dal pianto.

Perchè o surdato è, innamorato, è felice, è intonato, ma soprattutto e solo napoletano.

 

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ALINA DE STAFANO

 

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