Dilemma nuovo stadio, De Magistris: “Si farà”

Ogni promessa è un debito. Di tanto in tanto rispunta la questione “nuovo stadio” a Napoli, la via d’uscita sembra sempre ad un passo ma finora si rimane nel labirinto delle idee e dei progetti. Tanti sassi lanciati nel lago, nessuno è rimasto a galla. Il sindaco De Magistris ha sempre tenuto alta la bandiera di un nuovo impianto che rilanci il calcio cittadino, fin dalla campagna elettorale quando lo elencò tra i progetti previsti nel suo programma quinquennale.

 Oggi  il primo cittadino partenopeo è tornato ad affrontare l’argomento dalle frequenze di Kiss Kiss Napoli: “Mi piacerebbe rinnovare il San Paolo, ma lo stadio nuovo si farà poichè si tratta di un impegno prima delle elezioni – ricorda – e ho dato la parola a De Laurentiis. Sarà costruito in un’area da riqualificare e sarà un centro per famiglie e giovani, non solo quando giocherà il Napoli”.

Vari gli aspetti da tenere in conto. La diatriba principale è scegliere tra l’istituzione di un nuovo stadio e la ristrutturazione dell’obsoleto ma pur sempre affascinante San Paolo. La corrente di pensiero dei più nostalgici è incline alla seconda opzione, riportare in auge uno scrigno fatiscente ma intriso di storia e di ricordi. Sempre nella giornata odierna, un esponente doc della napoletanità come Fabio Cannavaro ha riconfermato questo desiderio: “Il Napoli avrebbe bisogno di un nuovo stadio ma non va dimenticato che il San Paolo è un simbolo importantissimo ed i tifosi gli sono molto legati – spiega a Kiss Kiss Napoli – Io farei un sacrificio: manderei la squadra a giocare per due anni altrove e ristrutturerei al meglio lo stadio di Maradona lasciando il tempio azzurro nel cuore della città”. Un sogno. Ma volgendo lo sguardo alla realtà basti pensare ai cantieri perenni in giro per il capoluogo campano e si comprenderà quanto le falle della burocrazia terrebbero gli azzurri esiliati dalla propria terra per chissà quanto tempo.

Volendo essere più pragmatici conviene fare qualche conto. La struttura nuova di zecca, con almeno 60-70 posti, costerebbe intorno ai 110-120 milioni di euro. Una cifra esosa, ma che va spalmata in un utilizzo moderno dell’impianto mai concepito con il San Paolo, associato alle entrate derivanti dal marketing e dall’affluenza di 3-4 mln di visitatori annui. La nuova casa del Napoli sarà aperta 365 giorni l’anno e, come dice il sindaco, fungerà da volano di riqualificazione della zona in cui verrà innalzata. Che sia Ponticelli (ipotesi più gettonata), Casoria o un altro quartiere dell’hinterland partenopeo, decentrare uno stadio non vuol certo dire emarginare una passione, ma coinvolgere e rinnovare periferie in preda al degrado e vittime di cieche condanne e luoghi comuni.

Napoli merita uno stadio all’avanguardia, di quelli in stile europeistico. Lo merita lo sfrenato attaccamento dei tifosi, lo merita un club che con serietà e giudizio sta riscattando l’immagine di una città intera in ambito internazionale. Perché dobbiamo ammirare lo Juventus Stadium e non aspirare ad un progetto simile? Gli addetti ai lavori lo definiscono una bolgia nella quale gli avversari stentano ad esprimesi perché sentono il fiato sul collo dei tifosi bianconeri. Lo so, ci state pensando anche voi. Quale atmosfera provocherebbe uno stadio del genere dalle nostre parti considerato il calore che il popolo napoletano trasmette ai suoi beniamini? Le nostre rivali si troverebbero ad indugiare se vale la pena varcare la soglia degli spogliatoi.

Tornando all’aspetto meramente economico, il nuovo impianto torinese con i suoi 41mila sediolini si è rivelato un business non indifferente per la società degli Agnelli. Circa 120 mln di euro sborsati per la costruzione, ma si stima in 30 mln di euro l’anno l’introito percepito. Aperto 7 giorni su 7, dotato di bar, ristoranti, 4mila posti auto, museo della Juventus, 30mila metri quadri di aree verdi e addirittura un asilo nido. Una famiglia trascorre con piacere una domenica pomeriggio in una struttura che offre tanto. In fondo, almeno nel continente, gli stadi rappresentano il 25% del fatturato dei club. Solo in Italia si fermano ad un misero 7%, comprese biglietterie e parcheggi, sintomo di un cordone ombelicale con il passato mai tagliato.

L’idea di De Laurentiis e De Magistris è battere la stessa strada dei rivali piemontesi. Ma forse proprio qui c’è una visione un po’ diversa. Il sindaco propende per il piano Ponticelli già avviato e che prevede un concorso di investitori privati, aperto anche ad un’eventuale gara internazionale. Il presidente mantiene un basso profilo nei vertici ufficiali a Palazzo San Giacomo, ma medita di agire in autonomia. Per fare ciò attende un’evoluzione positiva della cosiddetta “legge sugli stadi” all’esame del governo. Quest’ultima consentirebbe, ad una società, come già accade in altri Paesi europei, di costruire il suo stadio al centro di un’area compatibile con nuova edilizia sociale. Fittarne i locali e recuperare gli investimenti effettuati. Nel caso non andasse in porto il provvedimento, il patron azzurro si riverserebbe sul restyling del San Paolo, nei confronti del quale ha una sorta di diritto di prelazione. Il costo dell’operazione si aggira sui 30 mln di euro. Il mandato di De Magistris scade nel 2016. I debiti si pagano. Chi la spunterà?

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