Appello ai napoletani: regaliamo una giornata da “Ezequiel” a Lavezzi

L’erede di Maradona”. “L’anima del Napoli”. “L’idolo dei tifosi”.

Superfluo precisare di chi si parla, quando tre indizi costituiscono una prova.

 In questo caso, tre definizioni incarnano una certezza.

E’ lui, proprio lui: Ezequiel Lavezzi detto Pocho.

Per il Pocho Napoli impazzisce.

Napoli ama il Pocho.

 Il Pocho ha Napoli ai suoi piedi.

 Il Pocho è un figlio adottivo di questa terra.

Eppure il Pocho vive come un rifugiato clandestino all’ombra del Vesuvio.

Nell’intervista rilasciata dallo stesso Lavezzi e pubblicata quest’oggi  sulla rivista “Sportweek” , nell’ambito della quale il numero 22 azzurro ha, così, spalancato la porta della sua casa sita a Marechiaro, oltre a numerosi spiragli sulla sua vita, soprattutto privata, lasciando, appunto, trasparire tutto il suo rammarico per non poter vivere questa città come desidererebbe fare.

Dalle sue parole, si evince tutto il peso dell’asfissiante amore che i tifosi nutrono per lui e quanto gli costi doversi limitare a contemplare la città dalla finestra di casa, come una cartolina appesa al muro, utile solo a fornire ottimi spunti su cui lavorare alla fantasia, ma mai destinata a lasciare il posto ad una fotografia scattata con le proprie mani e contornata dal volto sorridente di Yanina, Thomas e anche e soprattutto il suo, quello di Ezequiel.

Perché il Pocho è anche “Ezequiel”: un ragazzo che si appresta a compiere 27 anni, un padre, un fidanzato, un cittadino napoletano, ormai, a tutti gli effetti.

 Eppure non ha mai visto con i suoi occhi tutto quello che questa città è in grado di offrire.

Il comportamento che ci viene imposto dalle sane, buone, vecchie, abitudini, esistenti nella vita di “buon napoletano”, le cose da fare, allorquando l’ amico o parente di turno sbarca a Napoli, sono: fargli visitare i luoghi più suggestivi della città, fargli gustare la migliore pizza e via, via, molte, tante altre note si aggiungono all’elenco. 

Perché ci sta a cuore e non poco, imprimere in chiunque si relazioni con questa terra, grazie a noi o attraverso noi, la migliore immagine di questa città e vogliamo lasciargli comprendere perché, nei secoli, i più celebri ed illustri poeti, musicisti, cantanti, hanno incessantemente vissuto questa terra come un inestimabile ed inesauribile fonte di ispirazione. Vogliamo che ne conservino un bel ricordo, che sentendo parlare di Napoli spontaneamente gli nasca un sorriso.

Al “nostro” amico/ parente Lavezzi quante e quali delle sopracitate note abbiamo concesso?

Quasi nessuna, è l’amara risposta.

Ezequiel è costretto a mascherarsi per portare suo figlio Thomas al cinema, deve nascondersi nel bagagliaio di un auto per recarsi a comprare la spesa, non ha mai passeggiato sul lungomare mano nella mano con Yanina, non ha mai sorseggiato un caffè contemplando il mare e leggendo un giornale, non ha mai visitato il centro storico.

Conosce poco, davvero molto poco di questa città, nonostante sia la città in cui abita, ma non vive da circa 5 anni.

Il paragone che incalza negli ultimi giorni tra Lavezzi e Maradona, perciò, va ben oltre gli aspetti puramente  tecnici correlati a questi due campioni.

I due, infatti, sono accomunati da questo stesso, sciagurato destino, poiché entrambi vittime dello smisurato amore di questo popolo.

Perché i disagi dell’ Ezequiel di oggi, sono i medesimi del Diego di ieri: impossibilitato a camminare per strada senza rimanere arenato in un asfissiante bagno di folla, incapace di potersi concedere una giornata di shopping, ma piuttosto obbligato a farsi ricevere nei negozi negli orari in cui gli stessi risultano inaccessibili alla gente comune, alle 5 del mattino oppure dopo le 20.

Nel caso di Diego, questo amore assillante, ossessivo, morboso, opprimente, soffocante, tormentoso, quasi maniacale, ha contribuito, sicuramente, a compromettere la sua vita, la sua carriera ed ha influito, per certi versi, nel determinare il finale della sua esperienza in azzurro.

Ogni personaggio ha la sua storia, questo è assodato.

Tuttavia, al cospetto della conclamata volontà di Ezequiel di trascorrere una giornata “normale”, da napoletano, avulsa da quel caloroso abbraccio dei tifosi e dei semplici curiosi, bensì contornata esclusivamente dagli aspetti tanto rinomati di questa terra, ma all’argentino, finora, ancora ignoti, è il caso che i napoletani si armino di buon senso per accordargli questo apparentemente piccolo, ma in realtà immenso regalo.

 In relazione ai molteplici doni con i quali il Lavezzi calciatore ha omaggiato il pubblico di Napoli, concedere una giornata “libera” al Lavezzi uomo, è cosa buona e giusta.

Soprattutto se non si vuole correre il pericolo di imbattersi nel quotato rischio che il Pocho possa decidere di scardinare la gabbia d’oro nella quale vive attualmente rinchiuso, per riconquistare la sua libertà altrove, volando via da Napoli.

Riguardo al fatto che Napoli ami Lavezzi non vi sono dubbi, ma, adesso, le circostanze impongono alla gente di Napoli di dimostrare  questo loro amore con un grande, significativo gesto.

Non è forse la libertà la massima espressione dell’amore?

Avanti napoletani, dimostrate con i fatti quanto amate il Pocho!

Lasciatelo libero di fare l’amore con tutto quello che di speciale ed unico la nostra città è in grado di offrire. Se lo è meritato “sul campo.”

Luciana Esposito

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