C’era una volta il Napoli di Mazzarri…E ora?

Era da tempo che “gli odori della domenica” non si mescolavano con l’attesa che accompagna e contraddistingue l’ingresso in campo degli azzurri. L’odore del ragù che bolle sul fuoco e il rito scaramantico del pre-partita si sono incontrati di nuovo, ieri.

Eravamo abituati a seguire i guerrieri della notte, a vederli pestare i campi più prestigiosi d’Italia e d’Europa, ma ieri, tutto ad un tratto, si sono ritrovati a giocare sotto il sole delle 15:00,  “semplicemente” nello stadio più piccolo d’Italia e contro un “modesto” Siena.

Ma, ancor di più, avevamo dimenticato l’amaro che lascia in bocca una partita come quella di ieri, in grado di condizionare il corso della restante giornata e di incupire l’animo.

Perchè a Napoli il 99,9% della popolazione vive in funzione del Napoli e attende per l’intera settimana il sopraggiungere di quei 90 minuti.

Perchè la voglia di calcio di questi tifosi è insita nella colonizzazione azzurra dell’Artemio Franchi di Siena. Erano in 5000, anche se l’avversario era uno dei più “anonimi” club di serie A e non la “big” di turno. Dimostrazione tangibile del fatto che il pubblico partenopeo segue e ama il Napoli a prescindere dall’avversario e dal momento storico in cui imperversa la squadra e quest’ultima, di per sè, avrebbe  dovuto costituire una motivazione forte per gli azzurri, affinchè ripagassero con una giusta ricompensa il pubblico di fede azzurra presente a Siena.

Perchè è inevitabile che la mente, più e più volte, ripercorra gli episodi che hanno caratterizzato quella partita: la traversa colpita da Calaiò alla fine del primo tempo, il gol siglato dall’ex arciere azzurro, il rigore fallito da Cavani, il gol di Pandev, ma soprattutto gli errori. Tanti, imbarazzanti, disarmanti errori.

Perchè è impossibile non chiedersi: “Perchè?”

La fotografia più espressiva della partita disputata dal Napoli ieri è rappresentata dalla sostituzione di Hugo Campagnaro, verso il quale Mazzarri ha scagliato tutta la sua ira, rimproverandolo davanti a tutti, per gli errori di cui si è reso autore nel corso del match.

Campagnaro, detto anche “il Maschio Angioino”, impersona in maniera corpulenta e sostanziale l’immagine, l’idea che in molti hanno o forse avevano, di quella difesa stimata essere una vera e propria fortezza invalicabile dagli avversari.

La disfatta di Campagnaro, quindi, rappresenta la resa di tutta la corazzata azzurra.

L’ira del “Generale” Mazzarri che si scaglia contro uno dei suoi più irrinunciabili soldati, è un segnale forte, importante, sotto molti aspetti.

In primo luogo perchè non è mai accaduto che il tecnico si esponesse così apertamente e platealmente contro uno dei suoi uomini più fedeli.

Che conseguenze possono scaturire sul piano del rendimento da una così marcata messa in evidenza degli errori di cui si è reso autore il calciatore?

E, considerando la prestazione deludente e sciatta di molti altri singoli, che senso ha scagliarsi contro il solo Campagnaro?

Ma soprattutto è nel momento di difficoltà che il gruppo dimostra la sua coesione, attraverso lo spirito di appartenenza alla squadra si ritrova la forza per affrontare e superare i periodi critici.

Che valore deve essere attribuito a questo scaricabarile inscenato da Mazzarri?

Perchè inveire con così tanta veemenza contro un uomo che lui stesso ha schierato in campo e che ha sempre considerato un “titolarissimo”?

E’ come rinnegare il proprio credo calcistico ricoprendolo di urla pur di non confrontarsi con il verdetto decretato dal campo che insolente sancisce: mister ancora una volta hai sbagliato tu!

Questo è quanto, innegabilmente, traspare dal manto erboso dell’Artemio franchi di Siena.

Questo è quanto, di contro, emerge dalle parole di uno dei protagonisti sul versante toscano: il tecnico Sannino che, a fine gara, ha dichiarato che Mazzarri “obbliga” i suoi avversari a cambiare modulo di gioco per rendere inoffensiva la sua manovra.

 E infatti, il suo Siena, come molte altre compagini affrontate dagli azzurri che si sono rivelate in grado di mettere la squadra in difficoltà (basta pensare a Parma, Novara, Bologna, Cesena, giusto per citarne qualcuna) hanno adottato tutte la medesima tattica per vincere o pareggiare contro il Napoli: lo schieramento di un 3-5-2 pronto all’occorrenza a trasformarsi in un 5-3-2, con i due esterni pronti a scalare, oppure un 5-3-2 effettivo. In entrambi i casi, la sostanza da attuare non cambia: fasce blindate, chiusura degli spazi e organizzazione impeccabile degli uomini all’interno della propria metà campo, con annessa e repentina capacità di ripartire allorquando si apre quel varco utile che, come è assodato, la difesa azzurra generosamente offre alle sue avversarie.

Se è così facile rendere inoffensivo il Napoli, la colpa non è forse di chi non riesce ad attuare in campo alternative tattiche valide ed utili per raggirare il suddetto problema?

L’attacco di ira che Mazzarri ha riversato su Campagnaro è tanto inappropriato quanto fuori luogo.

Molto più consono sarebbe stato, da perte del tecnico, fare scudo intorno alla squadra, dimostrandosi  condottiero vero, uomo carismatico e di polso in grado di prendere per mano il gruppo e trascinarlo verso la rivalsa.

In merito al discorso “ingaggi direttamente proporzionali al posto occupato in classifica”, mister Mazzarri si è reso autore di una prodezza “alla Mourinho” dimenticando, però, che il tecnico portoghese ha dalla sua un inattaccabile curriculum intriso di vittorie e trofei prestigiosi, quelli veri, quelli che contano ed è uno che sfuriate simili le attua per attirare su di sé l’attenzione dei media e allentare le pressioni sulla propria squadra per metterla in condizione di lavorare serenamente. Pertanto, “lo show di Mazzarri” in toto è apparso un alibi dietro al quale nascondersi pur di non ammettere con estrema umiltà e professionalità un suo errore nell’interpretazione della gara e nella scelta degli uomini da schierare.

E’ ora che il tecnico toscano inizi ad assumersi le proprie responsabilità e trovi il coraggio di lasciare riposare chi è apparso giù di tono per lanciare un messaggio importante ed incisivo a tutti: nessuno è indispensabile, non esistono intoccabili. Per cui è necessario lottare e dare il massimo sempre, durante ogni allenamento e ancor di più in partita.

Tuttavia, è giusto dire anche questo, la prestazione deludente degli azzurri è apparsa non tanto dettata da una condizione fisica precaria, quanto più da un approccio mentale errato, unitamente ad un Quelli che sono stati i protagonisti della scorsa stagione, appaiono ora come le controfigure di loro stessi: manca atteggiamento disfattista e rinunciatario.Quelli che sono stati i protagonisti della scorsa stagione, appaiono ora come le controfigure di loro stessi: manca grinta, convinzione, motivazione, determinazione. Manca tutto quello che con un semplice gesto dalla panchina, il tecnico toscano, era in grado di imprimere agli uomini in campo.

E’ come se Mazzarri avesse perso carisma e l’autorità agli occhi dei suoi e al cospetto di questa presa di coscienza, preferisce salvare la sua faccia piuttosto che finire nel vortice delle polemiche.

Quello che appare prioritario al momento è che tutti ritrovino in maniera celere l’umiltà necessaria per ritornare non con i piedi per terra, ma con i piedi sul campo di gioco e si dimostrino professionisti capaci di svolgere in maniera ottimale il proprio lavoro. Ed è necessario che lo facciano a partire da subito, perchè la Coppa Italia, a questo punto, diventa un obiettivo prioritario per dare un senso a questo campionato e per assicurarsi una fetta d’Europa anche per la prossima stagione.

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