Il punto: cercasi identità smarrita

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Napoli ha smarrito la bussola. Dopo la sbornia Champions, è sembrato quasi giustificato tirare i remi in barca come se il più fosse stato compiuto; chi lo ha deciso? La serata piovosa di ieri è stata una manna dal cielo per la Roma, abile ad apporfittare delle manovre arruffone e eccessivamente complesse degli azzurri, che in primis hanno peccato di inconcludenza, come spesso capita ultimamente. E’ un problema serio, quello della mancanza di cinismo, che alla lunga potrebbe portare non poche difficoltà ad una squadra in grado di sviluppare una mole di gioco non indifferente. La squadra di Mazzarri sembra quasi legata ad un fattore-tempo; si ha la sensazione che si giochi con una verve fin troppo ragionata, una flemme che alla lunga porta la manovra a diventare irascibile e, quindi, inconcludente. Passi l’errore di De Sanctis, anche se ci chiederemo come mai il gesto di respingere la palla sia avvenuto verso la porta e non verso l’esterno, ma, tutto sommato un errore di Morgan ci può stare e si può guardare oltre. La difesa azzurra barcolla come un pugile frastornato, senza peraltro subire particolari colpi. Già perchè i giallorossi pungono solamente con lenti,sporadici  ma pericolosi contropiedi gestiti dai lungimiranti piedi di Simplicio, con l’appoggio di un illuminato Lamela, il quale mette in difficoltà Aronica, impacciato a rallentare l’incisività dell’argentino che fu ad un passo dal Napoli. Altra chiave di Volta della gara è stata la Dea bendata che ha aiutato di certo la Roma in numerose occasioni, la maggior parte decisive ai fini del risultato, considerando gli episodi della mancata ammonizione di Totti nel primo tempo, che avrebbe significato espulsione per il capitano nella seconda frazione, il pareggio di Cavani, annullato senza ancora aver individuato un reale motivo. Aggiungiamoci pure il macroscopico gol mancato da Hamsik, più difficile da sbagliare che da mettere in porta, il palo di Lavezzi, e tutta una serie di occasioni sprecate incredibilmente. Questo non vuol delegittimare la prestazione dei giallorossi, bravi e spietati ad approfittare della situazione, con un organico in ripresa, a partire da De Rossi fino ad Osvaldo, passando per le prestazioni di Steckelemburg e Heinze. Le note positive del Napoli arrivano dalla prestazione di Hamsik, pur sempre l’uomo più tecnico di questa squadra, stasera anche in grado di dettare i tempi, sopratutto quando Lavezzi è stato messo fuori causa da un infortunio. A proposito del Pocho, sembra aver dato voce ai nostri suggerimenti della scorsa settimana mister Mazzarri, quando suggerimmo di insistere sull’asse Zuniga-Lavezzi per scardinare le difese altrui; missione quasi compiuta, visto che il colombiano è stato decisivo nell’azione del gol, e si è reso molto spesso pericoloso, mettendo quasi sempre in crisi Juan e compagni. Gargano pecca di decisione nella fase clou del match, quando la sua grinta sarebbe servita per dare lo sprint alla manovra, mentre Inler latita ancora in cerca di se stesso; dov’è l’uomo che serviva? dov’è il centrocampista di spessore di cui la squadra aveva bisogno? saremo pronti ad accoglierlo a braccia aperte, ma che si dia una mossa perchè sono maturi i tempi per cercare nuovi innesti che possano dare la qualità a questa zona di campo, di vitale importanza ai fini di un gioco finalmente corale, basato su di una imponenza, di un moto continuo di passaggi, giri palla, aperture e intuizioni illuminanti, tutto ciù che si chiede ad un uomo importante come lo è Gokan per questa squadra. Parliamo infine di Cavani , del quale abbiamo compreso che l’assenza di un uomo in grado di innescarlo lo rende sterile, monco e privo di quelle palle che solo lui sa sfruttare al meglio, anche se il Cavani di un tempo era in grado di venirsi a prendere palla a centrocampo e di provare a sfondare il muro avversario, cercava di più la giocata d’estro, accettando la momentanea assenza di un compagno in grado di aiutarlo a conlcudere. Di ceto è mancata anche la spinta che uomini come  Pandev e Mascara avrebbero potuto dare, dopo il loro ingresso in campo, ma  invece si sono smarriti nel vortice confusionale di una manovra troppo prevedibile, che con disarmante semplicità andava a morire sulla barriera giallorossa sullo 0-2. Altro assente ingiustificato da aggiungere alla lista è stato di certo Maggio, poco lucido e distratto forse da compiti di copertura, visto che dalla sua parte agivano due esterni come Taddei e Lamela, fin troppo offensivi. Resta l’amaro in bocca perchè probabilmente stasera si è detto addio alle velleità da prime posizioni, ridimensionando quelle famose ambizioni mai rese pubbliche, ma covate in ognuno dei tifosi, dapprima in cuor del tecnico Mazzarri, il quale potrà recriminare di certo sulla sfortuna, sulla cattiva vena di un arbitro non in giornata (e ci fermeremo qui…), sull’uscita anzitempo dell’uomo con maggiore inventiva (Lavezzi ndr), sul terreno di gioco appesantito; ma aggiungiamoci pure che questa squadra ha bisogno di un resettaggio psicofisico, un annullamento di tutto ciò che di buono è stato fatto in Europa, poichè c’è un campionato da portare avanti, da resuscitare sotto l’aspetto dei risultati; c’è una disperata necessità di punti, utili ad abbreviare un divario con le altre che sta diventando sempre più preoccupante, con l’aggravante che, nel frattempo, l’Inter, in crisi nera fino a qualche settimana fa, ci ha superati, un gruppo di squadre da media classifica ci ha agganciato, ma, cosa ancor più preoccupante, si potrebbe affacciare all’orizzonte una paura di diventare grandi, di centrare l’obiettivo, che, a tutt’oggi, sembra maledettamente incerto. Bisogna andare a prendere dalle vittorie europee ciò che è necessario per ritrovare la propria identità in campionato. Si potrebbe cominciare con questa terapia: Vincere mercoledì, immaginando come se contro il Genoa fosse una gara di Champions …

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