Goal.com: Le dieci tappe del Napoli di Mazzarri

Dal 6 ottobre 2009 al 6 ottobre 2011: Walter Mazzarri soffia sulle due candeline azzurre che sanciscono il secondo anniversario alla guida del Napoli. E’ stato un biennio esaltante, quello vissuto al San Paolo. Per lui, per il club, per la piazza. Con il tecnico livornese in panchina, è arrivata la spinta decisiva ad un progetto ambizioso e ben orchestrato a cui, fino a 24 mesi fa, era mancato soltanto il condottiero ideale. Da quel 6 ottobre ad oggi, il piano di rinascita degli azzurri ha vissuto una crescita importante su ritmi vertiginosi. Per celebrare la ‘ricorrenza’, abbiamo fissato, su tutte, dieci istantanee fondamentali per capire cos’è stato, cos’è e cosa sarà sempre il Napoli di Walter Mazzarri.

Nonostante l’esordio vittorioso contro il Bologna (2-1 al San Paolo), si arriva alla prima trasferta dell’era Mazzarri con i soliti patemi d’animo. Il Napoli non vince fuori casa da un anno, ma soprattutto non ha mai avuto un DNA corsaro dal ritorno in Serie A. E poi di fronte c’è la Fiorentina, avversario ostico e di livello. Eppure la musica cambia da subito. Si nota subito un approccio diverso da parte degli azzurri, mai così tranquilli nel giocare un calcio propositivo anche lontano da Fuorigrotta negli anni precedenti. Contro i viola si soffre, si sbaglia un calcio di rigore (con Quagliarella) ma nel finale la zampata di Maggio arriva liberatoria e risolutrice, simbolo di un vento nuovo.

Neanche il tempo di gioire per quella vittoria esterna finalmente ritrovata, che al San Paolo arriva il Milan. E fa subito bum bum: Inzaghi e Pato, dopo cinque minuti di gioco gli azzurri sono già sotto 2-0. Il colpo si sente, l’undici di casa se lo trascina dietro per quasi tutto l’incontro, dando segni di vita solo nel corso della ripresa. Ma la partita sembra andata. Sembra, appunto. Perchè Mazzarri fa subito capire a tutti di che pasta sarà il suo Napoli: una squadra tosta, coriacea, mai doma, in grado infilare rimonte impensabili. Dopo aver ripreso e superato il Bologna all’esordio, il tecnico toscano si ripete guidando i suoi verso un 2-2 che sembrava utopia: Cigarini e Denis nei minuti di recupero accendono Fuorigrotta.

La sfida di Torino contro la Juventus arriva proprio a chiudere quella settimana già di suo intensa e significativa, e racchiude in novanta minuti i caratteri distintivi del Napoli di Mazzarri: la ricerca costante del proprio calcio, ripartenze precise e letali, un carattere più solido di qualunque avversità. E quel vizietto di sfatare tabù ultradecennali… In casa della Signora gli azzurri partono bene, ma regalano il doppio vantaggio ai bianconeri di Ferrara a suon di ingenuità. Partita chiusa? No, come contro il Milan. Entra Datolo e cambia il copione. Prima Hamsik accorcia, poi proprio l’argentino fa 2-2 in mischia, infine ancora Marekiaro firma la storica rete della vittoria: dopo 21 anni il Napoli passa a Torino.

Da un trionfo con la Juve all’altro, facendo un salto in avanti di cinque mesi, arco di tempo nel quale Mazzarri ha fatto suo il Napoli ridisegnandolo, forma e anima, a sua immagine e somiglianza. La Juve arriva al San Paolo nel periodo più critico dell’annata, per gli azzurri, ancora in piena lotta per l’Europa proprio come i rivali bianconeri. E’ un vero e proprio spareggio, quello che va in scena nel posticipo dell’ultimo infrasettimanale della Serie A 2009/10. Chiellini spaventa tutti portando in vantaggio i suoi, ma dagli spogliatoi, nella ripresa, esce un Napoli indemoniato. Hamsik, Quagliarella e Lavezzi, le punte di diamante vanno tutte in goal. E la Juve se ne torna a casa con un altro tris sul gruppone.

La seconda stagione ‘Mazzarriana’ alle falde del Vesuvio parte con qualche protagonista nuovo e un Napoli ancora più competitivo, da subito. Il ritiro estivo svolto sotto la supervisione del nuovo staff regala agli azzurri benzina in quantità per accelerare sin dalle prime giornate in campionato. E poi, lì davanti, è arrivato un certo Cavani.

Si capisce presto che sarà un Napoli protagonista per l’intera durata del campionato. In casa della Sampdoria, dopo poche giornate, arriva una dimostrazione di forza importante. La truppa partenopea gioca meglio ma va sotto in seguito ad un rigore trasformato da Cassano. La reazione è fulminea e veemente, tanto da valere tre punti grazie ai guizzi di Hamsik e Cavani.

Niente rimonte, per una volta. Ma una vittoria apparentemente scontata che il Napoli deve sudarsi fino all’ultimo secondo. Avversario di turno il Lecce, impelagato nei bassifondi della classifica. L’obiettivo – regalarsi un Natale sereno ad altissima quota – sembra alla portata di una squadra reduce da una serie di risultati importanti. Invece al San Paolo si soffre. Gli azzurri non trovano il bandolo della matassa in avanti e ballano pericolosamente dietro. Ci vuole la giocata di un fuoriclasse per risolvere la contesa, e arriva da Edinson Cavani, il campione che meglio di tutti, forse, abbina il talento alla tenacia di Mazzarri. Azione in solitaria e destro all’incrocio: linfa vitale per la rincorsa Champions.

Altro crocevia fondamentale nella rincorsa verso il grande sogno. Il Napoli è lanciato, la Roma un po’ meno ma vuole riprendere il treno Champions. Quale occasione migliore dello scontro diretto all’Olimpico? Il successo partenopeo nella capitale, tra l’altro, manca da ben diciotto anni. Un altro tabù di quelli che sembrano maledetti. Ma a Mazzarri, si è capito, i tabù piace sfatarli. E al cospetto di una Lupa frastornata arriva l’ennesima prova di maturità di un Napoli sempre più grande. La vittoria è griffata ancora una volta da Edinson Cavani, autore della doppietta decisiva che tiene gli azzurri in scia del Milan capolista e – soprattutto – indebolisce le velleità di gran parte delle inseguitrici.

La Champions League passa dal San Paolo il 3 aprile, quando il Napoli ospita un’insidiosa Lazio in cerca del colpaccio che possa cambiare un film dal finale in apparenza già scritto. Non è una domenica per cuori forti, quella di Fuorigrotta. I biancocelesti si portano sul 2-0 prima di essere agguantati da un uno-due realizzato in coabitazione da Dossena e Cavani. Aronica dà un tocco di pepe al finale regalando un nuovo vantaggio agli ospiti, fin quando il solito Cavani non decide di fare – come al solito – la differenza: rigore (con espulsione di Biava) e pallonetto per il 4-3 definitivo che manda in delirio 60mila persone e avvicina un traguardo storico. Grinta, tenacia, sacrificio e un pizzico di fortuna: è la classica impresa alla Mazzarri.

L’estate parte tra i timori di un addio (scongiurato per un pelo) e prosegue placida nel cammino che porta alla nuova grande avventura del Napoli di Mazzarri: la Champions League. Il sorteggio lascia in dote un girone di ferro, il primo avversario è il Manchester City dello sceicco, dei petroldollari, di Mancini, Aguero, Dzeko e altri svariati semi-fenomeni.

E’ una di quelle circostanze in cui le gambe tremano, le idee si offuscano e le certezze si accartocciano inesorabili col passare dei minuti. Non per questo Napoli, che tiene botta e riparte con la consueta garra. Cavani finalizza a modo suo un contropiede da manuale, Kolarov toglie mezza gioia allo sterminato popolo azzurro.

L’ultima fotoricordo di un viaggio lungo due anni (e chissà quanti altri ancora) è la più recente. Un altro tabù sbriciolato, guarda caso. La vittoria contro l’Inter a San Siro, 17 anni dopo l’ultimo successo partenopeo in terra meneghina. Lì, nel teatro che sistematicamente aveva visto naufragare il nuovo Napoli negli ultimi anni.

Il film della partita è roba di questi giorni. Le sviste di Rocchi e poi il dominio azzurro, autoritario e chirurgico, che certifica – seppur in condizioni agevolate – la definitiva maturazione di una squadra a cui, dopo due anni di cura Mazzarri, manca solo un ultimo tassello per ottenere la certificazione ‘ufficiale’ di top team: un trionfo importante. Mai così vicino…

Fonte: Goal.com

 

 

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