I racconti-minuto di Magrelli

su “Addio al calcio”, di Valerio Magrelli

edito da Einaudi – Supercoralli

 

Quando l’arbitro fischia la fine della partita, sono trascorsi novanta minuti di gioco non del tutto effettivo. L’interruzione per un infortunio, per una protesta, per una sostituzione, per un gol. Il giocatore ritarda la ripresa del gioco perché la sua squadra è in vantaggio, oppure la panchina invade il terreno di gioco per un rigore negato. La disputa calcistica dura novanta minuti, ma quel tempo lento e velocissimo ne contiene molti di più. Fa come il calcio, che non è soltanto il calcio.

Valerio Magrelli, nel suo libro Addio al calcio, edito da Einaudi nella collana Supercoralli,  raccoglie i volantini e gli oggetti perduti dopo una partita durata cinquant’anni. Aspetta che lo stadio si svuoti per riempirlo del suo “fùtbol”, attraverso lo sguardo severo e malinconico di chi in quel gioco scorge la sacralità della bellezza.

I suoi novanta racconti-minuto sono i frammenti di un diario d’infanzia rivisitato in età adulta. L’autore li ricuce in un pallone Arlecchino, per poi gonfiarlo del fiato di una corsa attraverso i decenni di un calcio che ha segnato le tappe della Storia.

Quel pallone cucito alla bell’e meglio rimbalza sui prati dei campi di periferia, sul cemento dei paesi in guerra e gli scenari dell’orrore. È una palla viaggiatrice quel memoriale sferico rigonfio di ricordi e meraviglie, che battezzando l’accesso a una passione, timbra un passaggio di consegne tra padre e figlio, simboleggiando un rituale generazionale che a un passato artigianale impone la perfezione del futuro.

Il gioco del calcio è l’esempio perfetto di come con semplicità si possa compiere la prodezza. “Il gioco come una sacra rappresentazione” scrive Magrelli nella pasoliniana interpretazione di un fenomeno che gioco non è, che sviluppa in una foto luminosa il negativo di vizi e pulsioni che appartengono a una parte di umanità pronta a giurare fedeltà a una passione lunga più d’un secolo.

Il poeta Magrelli rivela il suo addio al calcio causato da un uso limitato della gamba sinistra che gli avrebbe consentito di disporne solo come “puntello per i tiri”. “È come se avessi cambiato sistema respiratorio. Di più: ho fatto il percorso inverso a quello della farfalla.” scrive l’autore al quarantaduesimo minuto-racconto, cifrando in un prosa brevissima tanto il dolore dell’abbandono, quanto la liberazione dall’incubo di non poterne fare più a meno di quel gioco, esorcizzando il  demone della disperazione in agguato, e servendosi proprio del tempo, come fonte di guarigione, che scaraventa l’uomo nel conforto che la spirale dei mutevoli eventi della vita non riserva soltanto delusioni.

Non è un caso che i novanta racconti-minuto di Valerio Magrelli manchino del triplice fischio. La grammatica del calcio di nessun tempo può fare a meno. Il Soccer è una partita iniziata e non ancora finita. Il risultato finale è solo la momentanea interruzione di un gioco che fa sul serio. Il boato della curva, l’urlo della folla e il silenzio dello stadio vuoto, formano tutti lo stesso sussurro pronto a fischiare solo il calcio d’inizio.

 

sebastiano di paolo, alias elio goka

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