Inchiesta SN: Negli stadi brasiliani vige la legge della foresta

Tra il 2014 e 2016 il Brasile diventerà l’ombelico del mondo, perché nel giro di due anni ospiterà le due massime kermesse sportive planetarie: i Campionati del mondo di calcio e i Giochi Olimpici estivi. Il paese sudamericano ha messo in moto la macchina organizzativa per preparare i grandi eventi: sono stati stanziati oltre 13,92 miliardi di dollari. Il Brasile è anche la terra delle grandi contraddizioni, che vive il netto contrasto tra l’eden paradisiaco delle sue perle naturali  e la triste realtà delle favelas. Ad allargare la ferita, questo week-end, in via indiretta ci si è messo anche l’amato mondo del calcio.

Pochi giorni fa a Goiania, capitale dello stato del Goias, durante il derby tra Vila Nova e Goias si è assistito ad un tragico fatto di “cronaca nera del calcio”. Appena conclusa la partita i giocatori delle rispettive squadre si scatenano in una insana e rabbiosa maxi rissa che parte dal campo per proseguire negli spogliatoi. La negazione dell’essenza del calcio trasmessa dal messaggio diseducativo dei calciatori a cerchi concentrici di espande toccando l’animo di chi reputa lo stadio un arena di sangue e non l’anfiteatro delle emozioni balistiche. A termine della partita un tifoso diciannovenne del Goias è stato freddato a colpi d’arma da fuoco da due ultras del Villanova.

La recrudescenza del bollettino “di violenza da stadio” ha toccato l’apice domenica. Mentre il mondo si apprestava ad omaggiare la festa dei lavoratori e la beatificazione di Papa Wojtyla, la brutalità e il ripudio della vita volteggiava nelle teste di coloro che “avevano intenzione” di assistere ad una semplice partita di calcio. La sfida tra Flamengo e Vasco ha disdegnato per le scene di guerriglia urbana verificatesi tra le due tifoserie, che grazie ad internet si erano dati appuntamento per misurare il loro rapporto di forza. Negli scontri che si sono verificati un uomo è rimasto a terra, ucciso a colpi di arma da fuoco. Altri scontri, con sei feriti, ci sono stati a Niteroi, città a pochi chilometri da Rio de Janeiro, facendo registrare l’arresto di ben 102 persone. La legge antiviolenza voluta dal presidente Lula multe e reclusione fino a 2 anni per chiunque si renda protagonista di episodi di violenza nel raggio di 5 km dagli stadi, sembra non aver sortito effetto positivo.

Ma nonostante ciò, l’azzurro tra cielo e mare, le suggestive spiagge dorate, donne favolose e gli spettacolari giocolieri del “pallone”, con entusiasmo i brasiliani si apprestano a vivere le opportunità di crescita economica offerta dal mondo dello sport. Il problema della sicurezza è già da tempo in cima alle preoccupazione degli organizzatori. Per spegnere la violenza non bastano le luccicanti vetrine degli sponsor, non basterà porre rafforzamento del braccio armato della legge. Come la palla che rotola nella rete, la violenza fischia nelle orecchie di coloro che non sanno ascoltare le dolci melodie di questo meraviglioso sport, relegandolo a conduttore di tristezza e non di felicità.

Alessandro D’Auria

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