La classe non è acqua

Sabato sera. Tanto per cambiare di sabato. Ma, per non perdere l’abitudine, di sera. Sempre con i riflettori accesi su un Napoli che ci ha fatto penare e molto arrabbiare nelle ultime due sfide. L’Udinese l’abbiamo archiviata e accettata. Il Palermo meno. Soprattutto per l’illusione di una partita in discesa dopo il rigore realizzato, questa volta senza bestemmie, da Cavani nei primi minuti. Il goal dell’ex c’è stato. Ma purtroppo solo quello. Ovviamente ne parliamo nel pre-partita. C’è chi è demoralizzato, chi pensa positivo sempre, chi è felice in tutti i casi. Chi si organizza già per andare a Madrid, Barcellona, Londra o chissà dove.

Intanto, guardiamo la pioggia cadere battente davanti a noi. Ci preoccupiamo delle condizioni del campo: “I ragazzi non possono esprimersi al meglio con il campo pesante”. Frasi da commentatori sportivi. “Pesante o non pesante, basta che ce purtamm’ e tre punt’!”. Frasi da tifosi. Intanto la pioggia ci presta anche il fianco a battute da intrattenitori disperati. Entrare tre ore prima comincia a far sentire i suoi effetti. Quando poi hai aspettato l’apertura dei cancelli, avvenuta più tardi rispetto al solito, per mezz’ora senza ombrello perché gli steward te lo sequestrano e accorgerti che quando arrivi all’ingresso  non ti controllano lo zaino e con gli ombrelli fanno un po’ come cavolo gli pare, ti girano anche un po’. E allora sdrammatizzi parlando di “temporale estivo passeggero” e dell’utilità dei pompieri per spegnere i fumogeni.

La sfida, lo sapete, è un classico delle buone maniere. Napoli-Genoa. Gemellati, ma non sul campo. O meglio, il Genoa spesso è stato il “gemello cattivo”, venuto qui sempre a prenderci punti, mai a farci favori. E chi nei giorni precedenti ha malpensato e strizzato l’occhio alla famosa “pastetta”, è rimasto deluso dall’agonismo visto in campo, dalle occasioni perse dal Genoa per infilarla nella nostra rete e soprattutto dalle parate di Eduardo. Un portiere che durante questa stagione ci ha fatto ridere spesso per le sue mani bucate, ma che ci ha fatto imprecare tanto per i riflessi inaspettati. Probabilmente anche per lui e i compagni viste le pacche sulla spalla che si è guadagnato ad ogni intervento.

Ma una menzione particolare va al fenomeno da baraccone visto nei distinti. Non me ne voglia chi ama la commercializzazione di qualsiasi cosa, ma il divano finto nel settore dei distinti inferiori è veramente degno di nota. Un gemellaggio storico come quello tra il Napoli e il Genoa non ha bisogno di chi vuole farsi pubblicità. Da anni i napoletani ospitano i genoani senza bisogno di bersi una birra in compagnia. Lo hanno ricordato striscioni apparsi in quasi tutti i settori. La curva B meno esplicita, ma il messaggio è stato comunque chiaro: “Il gemellaggio è storico-culturale e non economico e commerciale”. La A più diretta contro lo sponsor, ma il succo di luppolo è lo stesso. I distinti non sono da meno. Io da amica di genoani che mi hanno ospitato e che ho ospitato negli anni passati, non posso che essere d’accordo.

In tutti i casi, non ci distraiamo. Il boato del San Paolo si sente. Non al gaol di Hamsik, quello è ancora nei nostri sogni. Ma al goal del Cesena. La notizia arriva e si diffonde come un telefono senza fili. Si gioisce. Si gioisce meno a tempo scaduto quando si rimpallano voci su un paio di goal dal 90° in poi dell’Inter. E commentiamo : “Tanto, o secondo o terzo è la stessa cosa!”.  Ipocriti, ma realisti.

All’ingresso degli azzurri per il riscaldamento va in scena il nostro rito dei chicchirichì. Questa volta siamo proprio in tanti e sparpagliati. Qualcuno è alla sua prima volta e chiede: “Non ne ho voglia, ma fa vincere il Napoli?” La risposta la conoscete e per fortuna e si è fidato!

Intanto applaudo chi è riuscita a venire in curva con i tacchi, nonostante la pioggia: è il caso di dire che la classe non è acqua!

La partita ci fa soffrire, i napoletani del Genoa pure. Non troppo, e non solo loro.

Il primo tempo passa indenne. Al secondo si comincia con un assedio nell’area rossoblu. Lavezzi si divora il suo solito goal, ma per il resto è il Pocho che conosciamo. Crea scompiglio tra i difensori, non passa la palla quando se ne scarta tre, ma ci regala qualche giocata che ci fa esaltare. Compreso il colpo del giorno. Di spalla, ripetuto e preciso per ben tre volte. Pazienza, come già da qualche partita, sembra essere all’altezza del suo nome. Un consiglio per i tifosi, più che un cognome. Yebda entra tra gli applausi. Non si capisce se per lui o per chi sostituisce. Sta di fatto che l’algerino ha una bella personalità in campo e, impossibile a crederci, Eduardo gli nega il goal con una parata che stupisce anche se stesso. Dalla curva si sente: “Ha regalato punti a tutti quanti, proprio con noi caccia la scienza?!” Pare che sia propri così. Evidentemente è la giusta punizione per chi ha riso alle sue spalle per tutta la stagione.

Come un mantra, puntualmente seguito da gesti scaramantici da chi lo ascolta, c’è chi ripete “E’ finita la benzina!E’ finita la benzina! E’ finita la benzina!”.  Ma per fortuna il rosso non lampeggia ancora e il goal era nell’aria. Puntuale Hamsik è freddo nel realizzarlo e viene a festeggiare sotto la nostra curva. Finalmente. Non ne vedevamo uno dei nostri dal Catania. In mezzo 4 della Lazio (tra dati e non dati) e 2 dell’Udinese. Siamo felici. Ma soprattutto sollevati. Possiamo cominciare a tenerci i mercoledì sera liberi. Non matematicamente, ma diventa un pensiero più concreto.

Riusciamo anche a scherzare all’ingresso di Mascara “Ma non si scioglie con l’acqua?!”. Insomma, a fine campionato ci sentiamo più liberi di sparare ca…volate!

A fine partita non si canta “Oi vita mia!”, tenendo buoni i mastini che “con coerenza e mentalità”  hanno fatto girare un volantino in curva prima della partita in cui spiegavano il loro rigetto per questa canzone. Troppo folclore, secondo loro, accomunando quest’inno spontaneo e coinvolgente a “mandolino, pizza e spaghetti”. Non so se non si è cantato per questo motivo o perché la spontaneità è bella anche per la sua imprevedibilità.

Una coincidenza o una sottomissione?!

Non so. Io ero troppo intenta ad abbracciare i miei compagni di questo viaggio meraviglioso. E credo che debbano farlo anche loro ogni tanto. O forse è troppo folcloristico?!

 

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